Ero straniero e mi avete accolto
Il titolo di questa riflessione, ripresa da un brano del Vangelo,si attaglia a quanto sta succedendo da un po’ di tempo, qui in Italia e nel resto del mondo. Il Vangelo ci ricorda anche che dopo la visita dei Magi, un angelo in sogno, ordinò a Giuseppe di prendere Maria e il bambino e fuggire in Egitto perché Erode voleva uccidere il bambino, infatti Erode farà la strage degli innocenti. Questa scarna cronaca evangelica riportata, attualizzata e contestualizzata ai fatti accaduti di ROSARNO in Calabria, aggiungo anche che in base alla legislazione vigente nel nostro paese, il piccolo Gesù con il resto della Sua famiglia sono stati degli immigrati clandestini, perché per entrare in Egitto non hanno chiesto nessun permesso di soggiorno. Fosse successo oggi, da noi in Italia sarebbe stato respinto e rimandato nella sua patria con tutte le conseguenze del caso. Spesso ci si dimentica che questo tipo di emigrazione e figlia dell’estrema povertà che porta alla fame e la gente, non ricorda più la storia, quella storia che dice che le nazioni più (Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio, Olanda, Germania ed Italia)ricche hanno colonizzato e depredato di tutto quello che avevano le nazioni più povere. Tutte queste nazioni, a questo stato di cose, si sono ribellate e sono diventate indipendenti (guerra d’indipendenza americana, guerra d’indipendenza brasiliana, guerra d’indipendenza messicana, guerra risorgimentale italiana, guerra d’indipendenza algerina, guerra di indipendenza del continente africano che ha visto la creazione di molti Stati) nonostante l’indipendenza raggiunta da questi stati, in alcuni di questi, la povertà della gente è rimasta grande senza possibilità di lavoro e con la fame quotidiana obbligandoli ad un’emigrazione esterna. In Italia, si calcola che dopo la guerra d’indipendenza, siano immigrati nel mondo più di 30 milioni di italiani ed in alcuni paesi dove erano immigrati, sono stati fatti segno di ostilità( in Svizzera negli anni 70 dell’altro secolo, hanno fatto due referendum per cacciare via noi italiani) che non sono passati. Molti dei nostri connazionali a causa di queste ostilità sono morti, altri hanno fatto ancora la fame, altri si sono dati alla criminalità (vedi mafia: al Capone), altri hanno portato cultura arricchendo ulteriormente la cultura del paese ospitante (Frank Sinatra, Lisa Minnelli, Madonna)altri hanno dato la vita per salvare vite come mio cugino pompiere di New York morto l’ 11 settembre del 2001 dentro le torri gemelle per salvare altre vite. Ora tutto questo succede anche in Italia dove l’emigrante viene a fare i lavori che nessuno vuol fare più, ma questo non va bene perché si dice che rubano il lavoro a noi italiani, ma poi si scopre che non è vero, perché quei lavori non li vuol fare nessuno, si preferisce pagarli in nero e che non disturbino, che dormano sotto i ponti e quando hanno soddisfatto i nostri bisogni che se ne vadano via a mani vuote. Certo c’è chi delinque ed è giusto punirli come puniscono gli italiani che delinquono. Il paradosso è che quando i nostri fratelli musulmani chiedono la costruzione di un minareto per poter pregare e molti non vogliono concederlo adducendo che abbiamo la croce di Cristo, e questo non bisogna mai dimenticarlo; salvo poi dimenticare che questa croce è il frutto di un processo ingiusto e si vuole usarla per creare un'altra ingiustizia dimenticando anche quello che Cristo disse descrivendo il giudizio universale: “ero forestiero e mi avete accolto,noi risponderemo Signore quando ti abbiamo accolto? Allora lui risponderà ogni volta che avete accolto un forestiero avete accolto Me”.
FRANCO A. MIZZI
DA REPUBBLICA
Immigrati, i vescovi a Berlusconi"Delinquono come gli italiani"
Monsignor Crociata (Cei) replica all'equazione del premier su stranieri e criminalità"Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di reati sono pressoché identiche"
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Il segretario generale della Cei, Mariano Crociata con il presidente della Conferenza, Angelo Bagnasco
ROMA - "Le nostre statistiche dimostrano che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche". E' quanto ha affermato il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle affermazioni del premier Berlusconi riguardanti la partecipazione degli immigrati alle attività delle organizzazioni criminali. "La considerazione di fondo sugli immigrati - ha adetto Crociata - resta la dignità di ogni persona umana che non può essere oggetto di pregiudizio e discriminazione, come ha ricordato il Pontefice".Crociata, rispondendo ai giornalisti nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente della Cei, ha affrontato diversi temi, compreso quello delle prossime elezioni. "Il compito dei cittadini - ha detto il segretario generale della Cei - è di eleggere le persone che meglio perseguono l'obiettivo del bene comune i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro". L'indicazione della Chiesa, ha aggiunto, è poi "quella di votare per coloro che guardano alle esigenze generali più importanti sia per la vita del Paese che per le Regioni''.Sulle polemiche intorno alla giustizia, Crociata ha detto di non volere esprimere giudizi di merito: "Darei in questo caso - ha spiegato - quell'indicazione relativa a superare conflitti e tensioni già contenuta nella relazione del cardinale Bagnasco, per trovare una soluzione all'interno degli equilibri istituzionali seguendo la ricerca del bene comune da parte di tutti".Quanto all'emergenza disoccupazione ed al caso Fiat, Crociata ha detto che bisogna fare di tutto per "conservare, assicurare e accrescere i posti di lavoro": "Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili. Non posso intervenire su questioni specifiche, ma credo che sia, molto semplicemente, auspicabile che si continui a cercare il modo di assicurare ancora il lavoro".
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Tra immigrati e italianistesso tasso di criminalità
I dati ufficiali dimostrano che l'80% delle denunce a carico di stranieri riguarda irregolari;ma anche tra questi, in quattro casi su 5 il reato contestato è l'assenza del permesso di soggiorno
Una manifestazione contro il razzismo
ROMA - Sono i numeri a dire che gli immigrati non delinquono più degli italiani. Secondo i dati dell'Istat, il tasso di criminalità degli immigrati regolari, in Italia, è "solo leggermente più alto" di quello degli italiani (tra l'1,23% e l'1,4%, contro lo 0,75%) ed è addirittura inferiore tra le persone oltre i 40 anni. Di fatto, i dati sono "equiparabili". E' vero invece la stragrande maggioranza dei reati commessi da stranieri in Italia è opera di immigrati irregolari.Parlano ancora le cifre ufficiali, secondo le quali il 70-80% degli stranieri denunciati sono irregolari. Anche qui, però, i dati sono da leggere con attenzione perché, sul totale delle denunce, l'87% riguarda proprio la mera condizione di clandestinità: il reato commesso da 4 stranieri su 5 denunciati riguarda insomma l'essere stati sorpresi in Italia senza permesso di soggiorno e dunque la violazione delle leggi sull'immigrazione.In generale, dicono le statistiche, non esiste un legame fra l'aumento degli immigrati regolari e l'aumento dei reati in Italia: tra il 2001 e il 2005, ad esempio, mentre gli stranieri sono aumentati di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti sono cresciute del 45,9%.Al di là delle polemiche politiche, sono comunque nettamente superiori gli aspetti positivi dell'immigrazione. In Italia gli immigrati regolari, secondo i più recenti rapporti di Caritas Migrantes e Ismu, sono oltre quattro milioni e mezzo, il 7,2% della popolazione, una percentuale che supera per la prima volta la media europea (6,2%). Dal 1998 al 2008, la crescita è stata del 246% e se il trend resterà invariato, come prevede l'Istat, nel 2050 gli italiani di origine straniera saranno oltre 12 milioni.I lavoratori stranieri sono circa due milioni e producono il 10% del Pil nazionale. I vantaggi dello Stato sono visibili da altri numeri: gli immigrati versano ogni all'Inps sette miliardi di euro e pagano al Fisco una cifra che supera i 3,2 miliardi di euro. Inoltre, ogni cento neonati in Italia, ormai più del 12% ha un almeno un genitore straniero.
venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 21 gennaio 2010
massoneria quell'alleanza impossibile
Massoni e cattolici, alleanza impossibile
Dan Brown nel Simbolo perduto allude spesso ai nemici della massoneria come personaggi patologici, fondamentalisti cristiani vittime di assurde «teorie del complotto». Si potrebbe osservare che la predica viene da uno strano pulpito, dal momento che alcune delle più bizzarre teorie del complotto sono state divulgate con grande entusiasmo proprio da Brown in Angeli e Demoni e nel Codice da Vinci . Ma in verità l’anti-massonismo nasce molto prima del fondamentalismo protestante o della destra religiosa statunitense così poco simpatica a Brown. Prima ancora che la massoneria moderna sia fondata, nel 1717, si manifestano già reazioni anti- massoniche. Nel 1698, per esempio, un certo M. Winter (di cui non ho reperito ulteriori dati biografici) fa diffondere un volantino indirizzato «A tutte le persone timorate di Dio nella città di Londra» in cui si mette in guardia dal «male perpetrato di fronte a Dio dai cosiddetti Massoni»: «Essi sono l’Anticristo che viene ad allontanare gli uomini dal timore di Dio. Perché mai certi uomini dovrebbero incontrarsi in luoghi segreti e con segni segreti, stando attenti che nessuno li veda, se fosse per compiere l’opera di Dio? Non sono questi i modi degli operatori d’iniquità?. Non mescolatevi con questa gente corrotta – consiglia il volantino – per non trovarvi con loro quando verrà la consumazione del mondo». Come si vede, l’anti-massonismo è almeno antico quanto la massoneria. Tuttavia, come è più opportuno parlare di massonerie, al plurale, così esistono diversi tipi di anti-massonismo. Si deve almeno distinguere fra un anti-massonismo «politico», che spesso reclama leggi anti-massoniche e interdizioni civili per i massoni, e un anti-massonismo di tipo «dottrinale» che critica la massoneria sul piano filosofico e culturale. L’anti-massonismo «politico» trae i suoi argomenti da specifici risultati del metodo massonico in questo o quel Paese, in questa o quell’epoca storica, sostenendo che essi sono nocivi o pericolosi per la società. L’anti-massonismo «dottrinale» concentra invece la sua critica sul metodo massonico come costante nella storia delle massonerie, a prescindere dagli specifici risultati che dal metodo sono di volta in volta derivati. Naturalmente, l’anti-massonismo «politico» e l’antimassonismo «dottrinale » sono, per usare un termine sociologico, «idealtipi» o «tipi ideali », che l’interprete può ricostruire ma che raramente s’incontrano allo stato puro. Spesso ci si trova di fronte a forme ibride di anti-massonismo, che presentano elementi dell’uno e dell’altro tipo ideale. Tuttavia è importante sottolineare due aspetti importanti della storia degli anti-massonismi. Anzitutto, l’anti-massonismo «politico » non presuppone necessariamente l’anti-massonismo «dottrinale ». Per esempio, forze d’ispirazione marxista potranno reclamare provvedimenti legali contro la massoneria ritenendo che sia, in una determinata situazione storica, globalmente nociva e nello stesso tempo esprimere apprezzamento per il metodo massonico e per il ruolo «progressista » che, in altre epoche, ha avuto. In secondo luogo, l’anti-massonismo «dottrinale» potrà mantenere ferma la sua critica della massoneria a prescindere dalle posizioni concrete che le singole obbedienze massoniche adottano su questo o quel problema. Nel mondo cattolico il magistero esclude, si può dire da sempre, la «doppia appartenenza » dei fedeli insieme alla Chiesa Cattolica e alla massoneria: e lo fa sulla base di una rigorosa critica dottrinale del metodo massonico, che rimane sempre incompatibile con la fede cattolica quali siano i risultati cui l’applicazione del metodo di volta in volta porta. La posizione attuale e vigente della Chiesa Cattolica è espressa dalla Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 1983, firmata dal suo prefetto di allora cardinale Joseph Ratzinger ma sottoscritta anche dal papa Giovanni Paolo II, così che dev’essere considerata magistero vincolante per tutti i fedeli. Secondo questo documento, benché il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 non parli più di «scomunica» per i massoni, in realtà «rimane [...] immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Quando qualche massone argomenta che dal fatto che nel nuovo Codice non si usi più la parola scomunica si può evincere che i cattolici oggi potrebbero diventare tranquillamente massoni esprime dunque la posizione della massoneria, non quella della Chiesa cattolica. E quale comportamento debbano tenere i cattolici lo determina ovviamente in modo vincolante la Chiesa, non la massoneria. La massoneria è libera di pensare che i massoni possono essere cattolici. Ma la Chiesa insegna con assoluta chiarezza che i cattolici non possono essere massoni. Se pure manca la parola «scomunica » rimane la sostanza: i cattolici che sono massoni «non possono accedere alla Santa Comunione». E il documento precisa pure che singoli vescovi non possono modificare una decisione che è stata presa in modo formale e definitivo dalla Santa Sede. Importante, nella stessa prospettiva, è un testo pubblicato da L’Osservatore Romano il 23 febbraio 1985, non firmato ma di cui è comunemente considerato autore l’allora cardinale Ratzinger. Il testo costituisce per così dire la «motivazione» della «sentenza» del 1983. Secondo questo testo, anche nel caso – da esaminare obbedienza per obbedienza, caso per caso, Paese per Paese – in cui non vi siano specifici risultati ostili alla Chiesa, «l’inconciliabilità dei princìpi» rimane ferma, in quanto – qualunque siano i suoi risultati – è sempre il metodo massonico a essere incompatibile con la fede cattolica. Qualcuno, osserva la nota del 1985, potrebbe obiettare che è improprio parlare di «inconciliabilità dei princìpi» perché «essenziale della massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun “principio”». Ma proprio questo aspetto «essenziale» è incompatibile con la fede cristiana sul piano metodologico: «Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma» – proprio perché non ci sono né dottrine né dogmi – «tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante. In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile». Così, «anche quando [...] non vi fosse un’obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca, ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano “al quale è cara la sua fede”». Il rito di iniziazione degli affiliati a una loggia massonica secondo un’incisione del XVIII secolo
Massimo Introvigne
Dan Brown nel Simbolo perduto allude spesso ai nemici della massoneria come personaggi patologici, fondamentalisti cristiani vittime di assurde «teorie del complotto». Si potrebbe osservare che la predica viene da uno strano pulpito, dal momento che alcune delle più bizzarre teorie del complotto sono state divulgate con grande entusiasmo proprio da Brown in Angeli e Demoni e nel Codice da Vinci . Ma in verità l’anti-massonismo nasce molto prima del fondamentalismo protestante o della destra religiosa statunitense così poco simpatica a Brown. Prima ancora che la massoneria moderna sia fondata, nel 1717, si manifestano già reazioni anti- massoniche. Nel 1698, per esempio, un certo M. Winter (di cui non ho reperito ulteriori dati biografici) fa diffondere un volantino indirizzato «A tutte le persone timorate di Dio nella città di Londra» in cui si mette in guardia dal «male perpetrato di fronte a Dio dai cosiddetti Massoni»: «Essi sono l’Anticristo che viene ad allontanare gli uomini dal timore di Dio. Perché mai certi uomini dovrebbero incontrarsi in luoghi segreti e con segni segreti, stando attenti che nessuno li veda, se fosse per compiere l’opera di Dio? Non sono questi i modi degli operatori d’iniquità?. Non mescolatevi con questa gente corrotta – consiglia il volantino – per non trovarvi con loro quando verrà la consumazione del mondo». Come si vede, l’anti-massonismo è almeno antico quanto la massoneria. Tuttavia, come è più opportuno parlare di massonerie, al plurale, così esistono diversi tipi di anti-massonismo. Si deve almeno distinguere fra un anti-massonismo «politico», che spesso reclama leggi anti-massoniche e interdizioni civili per i massoni, e un anti-massonismo di tipo «dottrinale» che critica la massoneria sul piano filosofico e culturale. L’anti-massonismo «politico» trae i suoi argomenti da specifici risultati del metodo massonico in questo o quel Paese, in questa o quell’epoca storica, sostenendo che essi sono nocivi o pericolosi per la società. L’anti-massonismo «dottrinale» concentra invece la sua critica sul metodo massonico come costante nella storia delle massonerie, a prescindere dagli specifici risultati che dal metodo sono di volta in volta derivati. Naturalmente, l’anti-massonismo «politico» e l’antimassonismo «dottrinale » sono, per usare un termine sociologico, «idealtipi» o «tipi ideali », che l’interprete può ricostruire ma che raramente s’incontrano allo stato puro. Spesso ci si trova di fronte a forme ibride di anti-massonismo, che presentano elementi dell’uno e dell’altro tipo ideale. Tuttavia è importante sottolineare due aspetti importanti della storia degli anti-massonismi. Anzitutto, l’anti-massonismo «politico » non presuppone necessariamente l’anti-massonismo «dottrinale ». Per esempio, forze d’ispirazione marxista potranno reclamare provvedimenti legali contro la massoneria ritenendo che sia, in una determinata situazione storica, globalmente nociva e nello stesso tempo esprimere apprezzamento per il metodo massonico e per il ruolo «progressista » che, in altre epoche, ha avuto. In secondo luogo, l’anti-massonismo «dottrinale» potrà mantenere ferma la sua critica della massoneria a prescindere dalle posizioni concrete che le singole obbedienze massoniche adottano su questo o quel problema. Nel mondo cattolico il magistero esclude, si può dire da sempre, la «doppia appartenenza » dei fedeli insieme alla Chiesa Cattolica e alla massoneria: e lo fa sulla base di una rigorosa critica dottrinale del metodo massonico, che rimane sempre incompatibile con la fede cattolica quali siano i risultati cui l’applicazione del metodo di volta in volta porta. La posizione attuale e vigente della Chiesa Cattolica è espressa dalla Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 1983, firmata dal suo prefetto di allora cardinale Joseph Ratzinger ma sottoscritta anche dal papa Giovanni Paolo II, così che dev’essere considerata magistero vincolante per tutti i fedeli. Secondo questo documento, benché il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 non parli più di «scomunica» per i massoni, in realtà «rimane [...] immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Quando qualche massone argomenta che dal fatto che nel nuovo Codice non si usi più la parola scomunica si può evincere che i cattolici oggi potrebbero diventare tranquillamente massoni esprime dunque la posizione della massoneria, non quella della Chiesa cattolica. E quale comportamento debbano tenere i cattolici lo determina ovviamente in modo vincolante la Chiesa, non la massoneria. La massoneria è libera di pensare che i massoni possono essere cattolici. Ma la Chiesa insegna con assoluta chiarezza che i cattolici non possono essere massoni. Se pure manca la parola «scomunica » rimane la sostanza: i cattolici che sono massoni «non possono accedere alla Santa Comunione». E il documento precisa pure che singoli vescovi non possono modificare una decisione che è stata presa in modo formale e definitivo dalla Santa Sede. Importante, nella stessa prospettiva, è un testo pubblicato da L’Osservatore Romano il 23 febbraio 1985, non firmato ma di cui è comunemente considerato autore l’allora cardinale Ratzinger. Il testo costituisce per così dire la «motivazione» della «sentenza» del 1983. Secondo questo testo, anche nel caso – da esaminare obbedienza per obbedienza, caso per caso, Paese per Paese – in cui non vi siano specifici risultati ostili alla Chiesa, «l’inconciliabilità dei princìpi» rimane ferma, in quanto – qualunque siano i suoi risultati – è sempre il metodo massonico a essere incompatibile con la fede cattolica. Qualcuno, osserva la nota del 1985, potrebbe obiettare che è improprio parlare di «inconciliabilità dei princìpi» perché «essenziale della massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun “principio”». Ma proprio questo aspetto «essenziale» è incompatibile con la fede cristiana sul piano metodologico: «Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma» – proprio perché non ci sono né dottrine né dogmi – «tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante. In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile». Così, «anche quando [...] non vi fosse un’obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca, ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano “al quale è cara la sua fede”». Il rito di iniziazione degli affiliati a una loggia massonica secondo un’incisione del XVIII secolo
Massimo Introvigne
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