martedì 8 maggio 2012

LA PIETRA SCARTATA


ABBA’ PADRE
LA PIETRA SCARTATA DAI COSTRUTTORI E’ DIVENUTA TESTATA D’ANGOLO
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Ciao Papà, in queste pagine provo a descrivere ai miei fratelli come ho scoperto la Tua Paternità: affettuosa, protettiva e materna. Grazie, per questi bellissimi 57 anni di grazia immeritata e per il dono della disabilità. E grazie ancora per avermi tolto la tentazione di fare da solo. Quello che mi dispiace Papà è che molti miei fratelli, pur sapendo che esisti, non ne vogliono sapere di Te, vivono per tutta la vita come orfani in continua ricerca del modo migliore per godersi la vita, ma si accontentano di poco, perché c’è di meglio e il meglio sei Tu, che ci hai fatto eredi di una felicità eterna, che si può iniziare a gustare da questa vita.
La prima volta che sentì parlare della paternità di Dio, è stato il 17 aprile del 1982, giorno del funerale del mio papà Giulio. Il mio vecchio parroco di allora, don Mario, citò nella predica il salmo: « Anche se tuo padre e tua madre si dimenticassero di te, IO non ti dimenticherò mai». Certo, in quei momenti dovevo decidere cosa fare della mia vita e mi sono ricordato della parabola dei gigli del campo:
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena (Mt 25-34).

Ho pensato che non era una favola – io credo – e così scelsi di fidarmi e affidarmi a Dio. Non avevo ancora scoperto la sua paternità e la ricchezza grandissima che portava dentro di sé. Tutto si schiarì quando un giorno don Mario mi portò a conoscere suor Daniela Donà; le disse che io ero senza genealogia. Suor Daniela ne chiese la ragione e il sacerdote rispose che avevo perso entrambe i genitori. Con un’energia insospettata la suora affermò il contrario: «Anch’io ho un Padre: è Dio ». Da allora, alle riflessioni sui miei problemi, sulla disabilità e sul dolore che procura, ho aggiunto una riflessione sulla paternità di Dio. A questi temi ho pensato profondamente in tutti questi anni. Dopo molte battaglie, ribellioni, il tentativo di suicidio, ho capito che la disabilità è un dono di Dio, che è Padre di tutti e quindi non fa discriminazioni: non da un corpo perfetto ad alcuni e ad altri imperfetto perché gli sono antipatici. Dio non fa torto a nessuno, non sbaglia mai e a ognuno affida una missione come nella parabola dei talenti:

Avverrà infatti come a un uomo  che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.  A uno  diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito  colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque.  Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.  Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare  i conti con loro.  Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato  cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”.  “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele  nel poco, ti darò potere su molto ; prendi parte alla gioia  del tuo padrone”.  Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”.  “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.  Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.  Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;  avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.  Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.  Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha , verrà tolto anche quello che ha.  E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore  di denti” (Mt  25,14-30).

E quindi anche le persone disabili hanno dei talenti che devono far fruttificare, perché qualora non lo facessero, gli verrà chiesto conto un giorno. E da qui non sono finite le mie riflessioni sulla disabilità.

Ho poi letto l’episodio del cieco nato:

Passando, vide un uomo cieco dalla nascita  e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».  Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio.  Bisogna che noi compiamo le opere  di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire.  Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».  Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco  e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?».  Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».  Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?».
 Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista».  Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco:  era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.  Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».  Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può [,]  un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro.  Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.  E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?».  I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco;  ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé».
Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.  Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria   a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore».  Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».  Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».  Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?».  Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè!  Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».  Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.  Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.  Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.  Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.  Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi  nel Figlio dell’uomo?».  Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».  Gli disse Gesù: «Lo hai  visto: è colui che parla  con te».  Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».
Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?».  Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (Gv 9,1-41).

Oggi so di non avere nessuna colpa per la mia disabilità, anche se una persona di mia conoscenza è convinta ancora oggi che la mia disabilità è dovuta ai peccati pregressi dei miei avi! Io non replico. L’ha già fatto Gesù con questa  parabola, e so sempre da Lui che questa disabilità è per la gloria di Dio. La disabilità non è il male, quello lo facciamo noi agli altri.
Questa preghiera, scritta da Kirk Kilgour, l’ho fatta mia e ve la regalo: Kilgour era uno straordinario giocatore di pallavolo, ha militato nella squadra di Ariccia in serie A del campionato italiano. L'8 gennaio 1976, durante un allenamento si infortuna gravemente. La diagnosi non lascia speranze di recupero: lesione irreparabile alla colonna vertebrale. Da allora vive in carrozzina.
Chiesi a Dio di essere forte,
per eseguire progetti grandiosi
ed Egli mi rese debole per conservarmi nella umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute.
per realizzare grandi imprese
ed Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.

Gli domandai la ricchezza per possedere tutto
e mi ha lasciato povero per non essere egoista.

Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me
ed Egli mi ha dato l'umiliazione
perché io avessi bisogno di loro.

Domandai a Dio tutto per godere la vita
e mi ha lasciato la vita
perché io potessi essere contento di tutto.

Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.

Le preghiere che non feci furono esaudite.

Sii lodato, o mio Signore: fra tutti gli uomini
nessuno possiede più di quello che ho io!


Come vedete handy è anche bello. E per questo penso anche che il Signore, come per tutti suoi figli , ha fatto anche di me un prodigio, come dice il salmo 138:  

Signore , tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno  le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi;
erano  tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio!
Se volessi contarli, sono più della sabbia.
Mi risveglio e sono ancora con te.
Se tu, Dio, uccidessi i malvagi!
Allontanatevi  da me, uomini sanguinari!
Essi parlano contro di te con inganno,
contro di te si alzano invano.
Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano!
Quanto detesto quelli che si oppongono a te!
Li odio con odio implacabile,
li considero  miei nemici.
Scrutami , o Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità.


Dopo la morte dei miei quattro fratelli, della mia mamma Alice e infine, il 16 aprile del 1982, di mio papà Giulio, ho iniziato a vivere “apparentemente” solo. Sono passati trent’anni e, in realtà, Dio è stato sempre presente: non mi ha mai mollato un attimo. L’ho scoperto nelle mie battaglie e leggendo il Vangelo, soprattutto quando lavoravo. Dopo aver perso il lavoro, sono rimasto per vari anni senza un soldo e tante cose da pagare, allora gli ho ricordato che anch’io ero suo figlio. Lo dice Lui stesso in questo testo di Matteo:

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque  pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi;  ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.  Invece, quando tu digiuni, profumati  la testa e làvati il volto,  perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede  nel segreto, ti ricompenserà.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine  consumano e dove ladri scassìnano e rubano;  accumulate invece per voi tesori in cielo , dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso;  ma se il tuo occhio è cattivo , tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra , quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno  e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.  Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli  del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta  la sua gloria, vestiva come uno di loro. E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli  del campo: non faticano e non filano. Ora, se Dio veste così l’erba  del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate  invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia , e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6,7-33).

E per tutto questo, Lo ringrazio, pian piano ho scoperto, anche attraverso gli amici che ringrazio, la Sua Paternità, anche leggendo la Bibbia dove c’è scritto:
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (Rom 8,14-17).
È da questo scritto di San Paolo, ho capito definitivamente che Dio è sì il Signore dell’universo e della storia, ma è anche mio Padre e Padre vostro e che Lui se noi lo vogliamo vuole condividere la nostra vita. Difatti nella Bibbia e precisamente nel libro dell’apocalisse è scritto:
Ecco: sto alla porta e busso . Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con Me (Ap 3,20).
Vedete, ho sempre pensato che la parola ‘signore’ sia segno di rispetto. Dio è Signore, questo lo riconosco, ma va detto e ricordato che questa parola si rivolge anche a persone sconosciute. Per me la parola più bella è Padre, Papà, o più confidenzialmente Papo, e ogni volta che devo prendere una decisione, coinvolgo sempre questo Padre trinitario, il mio angelo custode, e qualche volta tutto il paradiso e il Purgatorio. Un Padre così (è difficile trovarne un altro simile: Lui può tutto) si è fatto bambino, assumendo la nostra stessa carne fragile, bisognoso di tutto e di tutti, non gli è stato risparmiato niente: l’hanno insultato, calunniato, frustato e crocifisso. L’ha fatto solo per Amore, perché noi fossimo liberi dal peccato facendoci diventare figli adottivi di Dio e il dolore, da maledizione, è diventato redentivo, perché dalle Tue piaghe noi siamo stati guariti. Ha fatto nuove tutte le cose e vincendo la morte è risorto e questa è la mia speranza e la vostra, perché io e voi siamo fatti per l’eternità. Questo è il Dio della vita, è il Dio della gioia e della fraternità che da secoli sta gridando inascoltato. Ci ha messo a disposizione la terra con tutti i suoi beni e noi la stiamo distruggendo. Spesso molti cercano di cancellare le sue tracce, togliendo il crocifisso e il presepe con la scusa di non urtare chi la pensa e crede diversamente. Ma oggi come allora la Pietra, che alcuni costruttori vogliono scartare, rimane testata d’angolo. A questo Padre ho dedicato un sito Internet: www.amiopadre.eu a cui sono collegati vari miei blog sparsi in tutto il mondo e se volete, possiamo rimanere in contatto attraverso questo sito o blog per comprendere meglio questa Pietra scartata  che è una meraviglia ai nostri occhi.
Handycapp
Paderno Dugnano, 27 maggio 2012

lunedì 5 marzo 2012

VIVI LA VITA E LA SUA BELLEZZA

La vita è un'opportunità, coglila.


La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un'avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala.

La vita è la vita, difendila.



MADRE TERESA





mercoledì 29 febbraio 2012

QUELLE RADICI NEGATE


L’Europa si può definire, una nazione mancata, o come direbbe Metternich che l’ha detto per l’Italia al congresso di Vienna (1 novembre 1814- 8 giugno 1815)un espressione geografica. Vedete l’Europa è composta da molti Stati che sono spesso stati in guerra fra loro (La guerra dei cent’anni, dei trent’anni, le guerre coloniali, le guerre napoleoniche, la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale,e più recentemente la guerra in Jugoslavia, nel kossovo . Come si vede, le singole nazioni dell’Europa, tendono a dominare le altre: prima la Spagna, con l’invasione dell’Italia, poi la Francia con Napoleone, poi l’Austria, la Germania , l’Italia e la Jugoslavia ora ex-Iugoslavia. Come si vede, c’è stato un po’ di casino con migliaia di morti che hanno riempito i cimiteri e non si è costruito nulla. Ora, per far sì che l’Europa oltre che essere un continente, diventi una nazione a tutti gli effetti, riconosca le sue radici cristiane, perché negarle, sarebbe come negare l’origine della sua civiltà, perché le università, gli ospedali, la giustizia con le sue leggi trasudano di queste radici, perché se non ci fosse stato il cristianesimo,  nulla di quanto esiste oggi ci sarebbe, perché è grazie ai monaci benedettini che hanno trascritto a mano tanti libri antichi, se oggi possiamo sapere molto della storia antica, e grazie a loro se possiamo curarci grazie alle loro erbe medicinali. Grazie alla chiesa che nei periodi della peste del 1600 , i suoi uomini non hanno avuto paura di contagiarsi e sono sempre stati in prima linea per soccorrere e curare le persone creando i primi ospedali. E grazie al cristianesimo che molto stati hanno abolito la pena di morte creando una giurisdizione più accettabile. Certo la Chiesa ha fatto anche delle cose riprovevoli come la vendita delle indulgenze, di cui è scaturito lo scisma di MARTIN LUTERO, l’inquisizione, anche se all’inizio era sorta per correggere le deviazioni dottrinali, poi però ha deviato e così molte altre cose . Ma in tante altre, come quelle descritte sopra è stata di sollievo e progresso per tutto il genere umano. Si è visto che quando gli stati hanno voluto negare le loro stesse radici, il risultato del rifiuto: guerre, distruzioni e dittature. Perché dove c’è lo Spirito di Cristo, là c’è la libertà, senza dimenticare che Lui è morto per questo, perché i suoi figli fossero liberi e liberi davvero. Certo, alle volte, hanno fatto cose in suo nome poco edificanti, ma questo riguarda il passato e non per questo, il messaggio di Cristo è falso, perché è tutto a favore dell’uomo che ha creato e voluto. Solo così noi uomini europei possiamo sperare di costruire una nazione federale europea in cui ci sia spazio per tutti nella diversità   che è una ricchezza per ogni persona che voglia contribuirvi e starci.
handycapp

www.amiopadre.eu

martedì 10 gennaio 2012

NOI SIAMO L'ITALIA, NOI SIAMO L'EUROPA

NOI SIAMO L’ITALIA E L’EUROPA






E si, noi siamo l’Italia e siamo con gli altri popoli, abitanti del vecchio continente,l’Europa. Scrivo questo, perché a molti non è chiaro questo concetto. Difatti, quando parlano di Stato, non hanno ancora capito che parlano di sé stessi, mentre loro si riferiscono come Stato a coloro che ci rappresentano, vale a dire: presidente della Repubblica, presidente del consiglio dei ministri, ministri, sottosegretari e parlamentari, mentre loro rappresentano noi, e una parte dello Stato, ma non tutto lo Stato, perché lo Stato e l’Italia siamo noi che li eleggiamo. Così dicasi per l’Europa, anche qui, l’Europa, siamo noi. La nostra storia, la nostra cultura, la nostra civiltà ha civilizzato il resto dell’Europa e del mondo: basta ricordare l’impero romano e i suoi vari scrittori: Cicerone, Seneca, tanto per citarne qualcuno senza dimenticare la Magna Grecia. Poi ,nel medioevo, San Benedetto da Norcia che fondando il monachesimo ha creato una nuova civiltà, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, per l’Italia e per l’Europa. Inoltre come dimenticare il Rinascimento italiano e artisti come Raffaello, Leonardo, Michelangelo e Giotto tanto per citarne alcuni che hanno creato opere indimenticabili. È vero c’è stato anche un periodo molto lungo ricordato anche come il periodo dei secoli bui dove siamo stati in terra di conquista, e divisi in molti Stati dove anche la Chiesa, ma non tutta la Chiesa era immanicata con il potere dominante, ma nonostante ciò ci furono anche degli uomini di chiesa che non dimenticarono la loro missione e fecero fare passi avanti alla civiltà come San Benedetto, San Francesco, San Camillo de Lellis che fondò i primi ospedali, San Giovanni Bosco che ne otto cento fece il primo contratto di lavoro, per i ragazzi suoi ospiti dell’oratorio da lui fondato a Torino. Non posso dimenticare qui don Carlo Gnocchi oggi beato per il mondo della disabilità, madre Teresa di Calcutta anche ella beata che ha lavorato nel mondo degli ultimi, che non sono poi gli ultimi, fino alla fine, don Oreste Benzi che ha lavorato nel mondo delle prostitute, cercando di salvare da quel mondo degradato più donne possibili. Come si vede la chiesa, non è stata solo oscurantista. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente,l’Italia non era più una nazione politicamente unita, è stato unita solo culturalmente: con Dante, Goldoni, Petrarca, Leopardi, Manzoni, ed altri artisti citati sopra: come Leonardo, Giotto, Michelangelo, Raffaello, il beato Angelico, il Tintoretto, il Caravaggio ecc. ecc.. Ora da centocinquant’anni a seguito di un risorgimento, che io non condivido come è stato portato avanti, ma siamo una nazione, e subito dopo esser diventata nazione, dimenticando che per tanti anni è stata terra di conquista ha pensato bene di farsi delle colonie invadendo altri Stati vedi Etiopia, Libia, Albania, Grecia. Nonostante la nostra povertà, abbiamo fatto anche due guerre mondiali, con il risultato di avere un sacco di invalidi ed edifici distrutti dando retta a dei super uomini “Mussolini, Hitler” che nel loro delirio pensavano di aver trovato nel popolo tedesco ed italiano il super uomo e negli ebrei, zingari e disabili degli esseri inferiori da eliminare. Questa ideologia alla fine è stata sconfitta anche se purtroppo al prezzo di tanti morti. Ora dopo tutte queste esperienze tragiche i leader europei SHUMAN per la Francia, de Gasperi per l’Italia e ADENAUER per la Germania hanno capito che bisognava superare il concetto di nazione singola per proporre un’Europa unita federalmente, spiegando ai propri concittadini la bontà del progetto tant’è che hanno fatto il referendum; e così le nazioni da sei sono passate a 27 con una moneta unica: l’euro. Ma quello che deve essere chiaro, è che l’Europa siamo noi e non i governanti pro tempore, loro ci rappresentano, ma non ci sostituiscono, perché i governanti cambiano, ma noi rimaniamo e dobbiamo comprendere che ognuno di noi è una ricchezza per l’ altro anche se è di una nazione diversa perché è sempre mio fratello. I problemi ci saranno sempre, ma non sono insormontabili, perché le guerre non hanno mai risolto nulla, la pace sempre. Non esiste l’uomo della provvidenza se non quella di Dio e solo se noi italiani e noi europei sapremo camminare uniti pur nella diversità il futuro non sarà nero, perché il futuro è nelle nostre mani sia come italiani, e sia come europei e la diversità non è un handicap ma una ricchezza.



Franco mizzi

Handycapp

www.amiopadre.eu





venerdì 23 dicembre 2011

BUON COMPLEANNO DIO NOSTRO PADRE

Per te sprecarono le parole fior di poeti, prestarono la loro voce centinaia di salmisti e cantori, offrirono il loro sguardo donne festanti e gioconde: a nulla valse la loro anagrafe di peccatrici o di insolenti, di burattinai o di funamboli, di meretrici o di acquasantiere della grazia. Chi di Te s'azzardò a parlare nella notte dei secoli lo fece col proposito di far saltare il banco della legge e della storia. Eppure mai e poi mai avremmo immaginato che l'Uomo dei sogni e l'Atteso delle genti arrivasse con siffatte sembianze dopo così spasmodica attesa. Qualcuno – armato di carta e calamaio – disse di te che fosti il Bambino più capriccioso della storia: nessuno prima di te e nessuno dopo s'azzardò a scomodare persino le stelle con le loro galassie per additare al cercatore il numero civico presso il quale porgerti uno sguardo. Accipicchia, fossi nato con i capelli già copiosi e magari un po' ricci (come t'immaginano gioiosi i nostri di bambini) verrebbe voglia di nasconderci dentro le nostre mani e farti il solletico. Perché, capriccioso o meno, Tu eri davvero quello che aspettavamo a casa nostra.


Perché un giorno Tu ci parlerai di Dio con il linguaggio dei bambini e non con quello dei rabbini, perché c'implorerai il favore di guardare il volto di quell'Uomo barbuto e anziano - che nelle noiosissime ore di catechismo ci hanno imposto di chiamare Dio abbassando lo sguardo – e c'insegnerai che c'è un nome tutto nuovo da poter usare, quello di papà, con quell'alfabeto di tenerezza cucito addosso: la severità e le coccole, la mansuetudine e la chiarezza, il piglio severo e lo sguardo commosso. C'ammaestrerai che quell'Uomo piange e ride, gioca e si nasconde, accarezza e si rammarica parlando di pecore e di perle preziose, di sementi e di fichi da raccogliere. Parlando della terra, del cielo e delle passioni che fanno ancora battere il cuore dell'uomo. In un mondo in un cui i bambini devono nascere che sanno già scrivere e fare di conti, che in tasca tengono un'agenda policromatica per segnarsi tutti gli impegni quotidiani, che da piccoli sognano di diventare grandi e poi da grandi vorrebbero ritornare piccoli, ci mancava proprio un Bambino che fosse orgoglioso d'essere bambino. E che ci raccontasse la gioia di uno sguardo, di una carezza, di un'increspatura del volto, che ci narrasse delle cose ultime e delicatissime: delle cose di Dio. Ti aspettavamo quaggiù: ormai le parole non ci saziavano più, troppa attesa c'aveva fatto divenire mendicanti dell'Attesa più dolce, quella che sazia il cuore e rende forte persino il pensiero. Ci mancavi Tu, con quel fare scanzonato e divino, grazioso e luccicante, splendido e inafferrabile. Col tuo fare da bambino.

Di te dissero che fosti il Bambino più capriccioso della storia per quel tuo estenuante "farti attendere". Più che capriccioso a me sembri paradossale. Perché troppi oggi c'insegnano che per fare un tavolo ci vuole il legno. Ma solo Tu - sfidando la leggiadria dei poeti e l'arte dei narratori - c'insegni che dietro il legno c'è la maestosità di un albero, che dietro l'albero è nascosto un seme e che dietro un seme ci sono i petali di un fiore. Nessun falegname T'assumerebbe a bottega, eppure è proprio così: per fare un tavolo ci vuole un fiore. E il fiore è il simbolo della Bellezza. Un giorno per quella bellezza ad un Albero Ti appenderanno, così noi impareremo che ogni fiore chiede un prezzo per non lasciarsi appassire dalle intemperie.

Nascesti come un principe, avendo come tetto una costellazione intera di luce. Morirai come un Dio, trafitto per troppa bellezza. Che tu sia capriccioso o paradossale non conta poi così tanto: quello che ci preme dirTi è che stavolta per poco non morivamo di disperazione. Per fortuna sei arrivato. E non sai quanto ci fa battere il cuore saperTi vicino a noi fin quasi a stringerci come due fratellini spensierati nel letto di casa nostra. E immaginare che sotto il piumone – al riparo dallo sguardo di Erode – ci guardiamo in volto sorridendoci. Quasi a dirci: "finalmente ci siamo incontrati".

Mio Dio, quanto mi sei mancato! MARCO POZZA PRETE

giovedì 10 novembre 2011

credere oggi


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La Volta Celeste

LA FEDE CRISTIANA

Per il cristiano,non è sufficiente credere in Dio,

questo è propedeutico,non è fede,non ancora.

Il cristiano crede che Gesù Cristo è Dio!

Il Cristiano afferma che Dio non è infinita solitudine,

ma Egli è S.S.Trinità.

La seconda Persona,il Verbo,il Figlio si è fatto uomo,

e proprio il Figlio ci ha mostrato il Padre,

e ci ha donato lo Spirito Santo.

Il cristiano,crede nell'unità e Trinità di Dio,

perchè Lui stesso ce l'ha rivelata in Cristo.

Non siamo cristiani senza una completa e totale professione

davanti a Gesù Eucarestia:

"Mio Signore - Mio Dio".

Tuttavia questo non è ancora sufficiente,

non basta dire che Gesù è il Salvatore,

vero Dio e vero uomo,

ma bisogna sperimentare nella vita la sua salvezza.

Il cristiano vero,aperto a Dio,è più felice!

Cristo è suo compagno di vita!

Gesù cammina sempre accanto a Lui,e con la sua luce illumina il sentiero.

Il cristiano deve vivere la guarigione che dà Cristo,

fare l'esperienza della sua luce,della sua salvezza;

per poi mostrarla agli altri perchè la vedano.

Il cristiano dice parole di amore,di gioia,di speranza.

Trasmette la luce di Dio,la sua pace,la sua serenità.

Si deve vedere l'opera della Croce di Gesù nella nostra vita.

Il Cristiano ha le sue croci,i dolori,le sofferenze,i problemi,le tentazioni,

ma mostra di affrontarle con la serenità e la forza di Cristo Salvatore.

il cristiano si deve mostrare operante nella salvezza

attraverso un cammino di santità

dato da uno sforzo continuo per migliorarsi.

Dobbiamo essere contenti di essere cristiani!

Deve trasparire che Cristo,con la sua potenza,opera in noi.

"Questa è la base della nostra fede!"

- Papa Benedetto XVI

venerdì 28 ottobre 2011

IL CUORE DI DIO NON HA CONFINI



 
Stamattina un amico mi è venuto a trovare.
E’ arrivato presto, si è seduto vicino a me e abbiamo chiacchierato un po’ su come mi stanno andando le cose.
Dopo avere ascoltato molto attentamente tutto quello che avevo da dire si è alzato in piedi si è fermato di fronte a me, si è chinato e mi ha abbracciato dolcemente per qualche secondo.
Poi, dopo avermi detto di non preoccuparmi, che tutto sarebbe andato per il meglio,
mi ha chiesto se conoscevo qualcun altro che avrebbe avuto bisogno di una sua visita.

Io ho subito pensato a te, amico mio. Gli ho subito dato il tuo nome, ma lui sapeva già come trovarti.
Mi ha abbracciato di nuovo per darmi coraggio e poi l’ho accompagnato fino alla porta.
Mi ha detto che casa tua era giusto sulla strada ….


cid:3DD3ED61948A40739355793092B95E99@jscheelsPC
Appena arriva sul tuo PC, accompagnalo fino al prossimo appuntamento. Non fargli passare la notte sul tuo PC.

Il messaggio che porta è molto importante.

Gli ho chiesto di benedire te e i tuoi con la Sua pace, la Sua felicità e tutta l’abbondanza che Lui può dare.

Di una preghiera e lascialo andare in modo che possa benedire altre persone così come io gli ho chiesto di benedire te.

Il nostro compito è di espandere l’amore, il rispetto e la gentilezza in tutto il mondo.