I prezzi tornano a impennarsi
E il mondo ha sempre più fame
Mentre gli occhi degli economisti e dei risparmiatori erano ancora puntati sulle banche, le materie prime hanno ripreso a correre. E non solo il petrolio. Dai minimi toccati a dicembre, le quotazioni di soia, mais e grano sono arrivate a salire anche del 50%. Siamo lontani dai record raggiunti nel 2008, ma i valori si sono comunque riportati ai livelli della fine del 2007, quando la crisi alimentare stava per scoppiare. Una tendenza che giustifica le preoccupazioni della Fao, secondo cui alla fine del 2008 i prezzi del cibo erano comunque più alti del 26% rispetto al 2006 e del 33% sul 2005. I rincari, combinati agli effetti della crisi economica, hanno fatto aumentare a oltre un miliardo il numero di persone nel mondo che rischia di soffrire la fame.
Solo un anno fa il costo del pane o di un piatto di riso scatenava tumulti con decine di morti da Haiti al Bangladesh, dall’Egitto al Senegal. Poi vennero il terremoto finanziario, il crollo di Lehman Brothers, la 'gelata' del credito e il trasferimento della crisi all’economia reale, oggi attanagliata da una recessione di portata storica. Si sgonfiò la 'bolla' delle materie prime, facendo ipotizzare, manuali di economia alla mano, che i prezzi sarebbero scesi e che anche la fame, almeno per un po’, avrebbe dato tregua. Non è andata così. Nel frattempo sulle Borse mercantili le materie prime sono risalite, raggiungendo un livello di guardia che gli analisti osservano con attenzione. Vogliono capire se la tendenza al rialzo, chiusa la parentesi della recessione, diventerà 'strutturale'. Fra i motivi dei recenti rialzi non si possono escludere speculazioni. Gli attuali prezzi appaiono irrealistici, considerato che la ripresa dell’economia non è ancora dietro l’angolo e comunque sarà lenta e graduale.
Si registra tuttavia un aumento della domanda da parte di mercati emergenti come la Cina, la cui economia sta ripartendo più rapidamente che altrove, e in generale di biocombustibili, la cui produzione, come è noto, sottrae terreno agricolo destinato al cibo. Un recente studio di Credit Suisse analizza proprio l’impatto di questi due fattori: l’indicazione è che nei prossimi cinque anni la domanda potrebbe risultare superiore all’offerta. I prezzi di conseguenza dovrebbero continuare a salire. In particolare, secondo gli analisti della banca elvetica, la recessione farà diminuire quest’anno la domanda complessiva di cibo e biocarburanti soltanto dell’1-2%. Sul medio periodo, invece, ossia nei prossimi cinque anni, la domanda dovrebbe aumentare a un ritmo compreso tra il 2,3% e il 2,6%. Si tratta, precisa lo studio, di una stima prudente. La sola richiesta di cibo, nel quinquennio, potrebbe crescere del 2,2%. A pesare sarà soprattutto la 'fame' dei Paesi emergenti.
Sul fronte dell’offerta, a complicare la situazione è la peggiore crisi economica degli ultimi 60 anni, come ha rilevato anche la Fao. Nei prossimi 12 mesi, indica Credit Suisse, i raccolti saranno inferiori del 3-4%, principalmente a causa di problemi di finanziamento. Per il 2009 si stima una sensibile diminuzione delle superfici coltivate e dell’uso di fertilizzanti. Solo nel 'granaio' ucraino il governo parla di un crollo dell’offerta pari al 21%. In Brasile, a causa della stretta del credito, nel primo trimestre di quest’anno l’uso di fertilizzanti è calato del 24%. È così che la crisi, sommata ai prezzi già elevati dei generi alimentari, ha fatto salire a 1,02 miliardi il numero di persone affamate. Il direttore della Fao, Jacques Diouf ha ricordato che erano 963 milioni nel 2008 e meno di 850 nel 2007, prima dell’emergenza alimentare. La recessione al tempo stesso sembra avere messo a dura prova la generosità dei Paesi donatori, mettendo in difficoltà il Programma alimentare mondiale dell’Onu. Il Pam necessita di 6,4 miliardi di dollari in aiuti alimentari solo quest’anno, ma i contributi dei donatori sono ben al di sotto, a quota 1,5 miliardi la scorsa settimana.
Come conseguenza, sono stati ridotti o tagliati alcuni progetti in Africa orientale e in Corea del Nord. In Ruanda, la razione giornaliera di cereali è stata portata da 420 a 320 grammi; stessa sorte potrebbe toccare a 3,5 milioni di vittime della siccità in Kenya; nell’Uganda settentrionale è stata sospesa la distribuzione di cibo a 600.000 persone; ridimensionate infine le operazioni previste in Etiopia. Intanto, l’India non ha ancora sbloccato le esportazioni di riso non basmati 'congelate' nel 2008 nel pieno della crisi alimentare. Attualmente solo limitati quantitativi sono concordati attraverso canali diplomatici con Paesi considerati 'amici'. Il governo di New Delhi sta valutando di far cadere il divieto. Se così fosse, il prezzo del riso sarebbe destinato a scendere, ma al tempo stesso 700 milioni di indiani rischierebbero di restarne privi.
Alessandro Bonini
«Quando gli uomini impareranno che la vita è sacra?»
Cari fratelli e sorelle!
In passato la prima domenica di luglio si caratterizzava per la devozione al Preziosissimo Sangue di Cristo. Alcuni miei venerati Predecessori nel secolo scorso la confermarono, e il beato Giovanni XXIII, con la Lettera Apostolica Inde a primis (30 giugno 1960), ne spiegò il significato e ne approvò le Litanie. Il tema del sangue, legato a quello dell’Agnello pasquale, è di primaria importanza nella Sacra Scrittura. L’aspersione col sangue degli animali sacrificati rappresentava e stabiliva, nell’Antico Testamento, l’alleanza tra Dio e il popolo, come si legge nel libro dell’Esodo: "Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo dicendo: Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!" (Es 24,8).
A questa formula si rifà esplicitamente Gesù nell’Ultima Cena, quando, offrendo il calice ai discepoli, dice: "Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati" (Mt 26,28). Ed effettivamente, a partire dalla flagellazione, fino alla trafittura del costato dopo la morte di croce, Cristo ha versato tutto il suo sangue, quale vero Agnello immolato per la redenzione universale. Il valore salvifico del suo sangue è affermato espressamente in molti passi del Nuovo Testamento. Basti citare, in questo Anno Sacerdotale, la bella espressione della Lettera agli Ebrei: "Cristo… entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalla opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?" (9,11-14).
Cari fratelli, sta scritto nella Genesi che il sangue di Abele, ucciso dal fratello Caino, grida a Dio dalla terra (cfr 4,10). E purtroppo, oggi come ieri, questo grido non cessa, perché continua a scorrere sangue umano a causa della violenza, dell’ingiustizia e dell’odio. Quando impareranno gli uomini che la vita è sacra e appartiene a Dio solo? Quando comprenderanno che siamo tutti fratelli? Al grido per il sangue versato, che si eleva da tante parti della terra, Dio risponde con il sangue del suo Figlio, che ha donato la vita per noi. Cristo non ha risposto al male con il male, ma con il bene, con il suo amore infinito. Il sangue di Cristo è il pegno dell’amore fedele di Dio per l’umanità. Fissando le piaghe del Crocifisso, ogni uomo, anche in condizioni di estrema miseria morale, può dire: Dio non mi ha abbandonato, mi ama, ha dato la vita per me; e così ritrovare speranza. La Vergine Maria, che sotto la croce, insieme con l’apostolo Giovanni, raccolse il testamento del sangue di Gesù, ci aiuti a riscoprire l’inestimabile ricchezza di questa grazia, e a sentirne intima e perenne gratitudine.
BENEDETTO XVI
Si è svolto ad Assisi il capitolo generale (mondiale) dei seguaci del Poverello
Padre Carballo: "La Chiesa deve parlare su sospetti, e accuse che toccano esponenti politici"
"Mai tacere sull'ingiustizia del mondo"
L'appello al G8 dei frati francesacani
Un elenco di "priorità" e di attese. E la richiesta a Berlusconi di fare chiarezza
"Chi ricopre cariche pubbliche non può transigere sulla moralità"
di ORAZIO LA ROCCA
Padre Carballo con Benedetto XVI
ROMA - "La Chiesa non può tacere di fronte alle ingiustizie del mondo, all'oppressione dei poveri, alla rovina dell'ambiente, ai pericoli che gravano sulla pace nel mondo. Ma nemmeno davanti a vicende che, anche lontanamente, possono minare la moralità, il rispetto delle donne, i valori, i diritti umani, la difesa di poveri ed immigrati. E a maggior ragione deve far sentire la sua voce quando sospetti, voci ed accuse su tali tematiche coinvolgono autorevoli esponenti delle pubbliche istituzioni, come purtroppo sta succedendo in Italia".
Anche i Frati minori francescani fanno sentire la loro voce ai "grandi" della terra impegnati al G8 dell'Aquila con un messaggio-appello dedicato alle "priorità" e alle "attese" di "credenti, non credenti e uomini di buona volontà, ma soprattutto di poveri ed oppressi". Priorità ed attese che i figli di San Francesco indicano prima di tutto "nella difesa della pace, nella eliminazione delle ingiustizie sociali e nell'aiuto ai meno abbienti".
Se ne fa portavoce padre Josè Rodriguez Carballo, 56 anni, spagnolo di Santiago di Compostela, riconfermato per la seconda volta ministro generale dei Frati Minori al Capitolo dell'Ordine concluso nei giorni scorsi ad Assisi sotto la "supervisione" del delegato papale, il cardinale Josè Saraiva Martins. Padre Carballo come primo atto ha inviato un pressante appello al G8 contro "le ingiustizie sociali, le guerre e la fame che ancora minacciano troppe popolazioni nel mondo".
Ma un "pensiero" lo ha rivolto anche alla situazione italiana, con particolare attenzione alle vicende del premier Berlusconi, sollevando "interrogativi" specialmente nei confronti di quelle "voci" che ne stanno compromettendo la credibilità morale. Il religioso, in particolare, ha unito la sua voce a quanti, dentro e fuori la Chiesa non nascondono la loro perplessità di fronte alle note vicende berlusconiane, a partire dalla Conferenza episcopale italiana col presidente cardinale Angelo Bagnasco e il segretario generale, il vescovo Mariano Crociata, ma anche dal settimanale Famiglia Cristiana che ha persino chiesto al premier di dimettersi.
Anche padre Carvallo non nasconde che sarebbe quanto meno opportuno che il premier Berlusconi facesse "chiarezza" sulle tutte le questioni extrapolitiche di cui è accusato (feste casalinghe con ragazze a pagamento, presunti viaggi con amici e conoscenti sugli aerei di Stato, contatti con ragazze minorenni). "Sulla moralità non si deve transigere mai, specialmente se si ricoprono cariche pubbliche e istituzionali", avverte il neo ministro generale francescano.
Quanto ai suoi prossimi impegni, padre Carvallo ha assicurato che sarà sempre in prima linea per portare "in ogni angolo della terra" il messaggio francescano. Un impegno appassionato e totale perché, ha spiegato, "il mondo ha diritto di attendersi che i frati siano strumenti di riconciliazione e di pace, solidali con i più miseri, attenti alla salvaguardia del creato, capaci di favorire il dialogo tra le culture, le generazioni, le religioni, le correnti di pensiero, per far crescere la conoscenza e il riconoscimento reciproci e la ricerca di cammini comuni per dare inizio ad un mondo fraternizzato con le sue ricche e sane differenze".
Nel corso dei lavori capitolari, i 152 delegati, giunti alla Porziuncola di Assisi in rappresentanza dei circa 15.000 frati presenti nel mondo, hanno esaminato lo stato dell'Ordine e hanno tracciato insieme il cammino dei prossimi sei anni. Il documento finale, intitolato "Portatori del dono del Vangelo", illustra in sintesi come i Frati minori intendono operare in questo inizio di Terzo Millennio nell'annuncio del Vangelo in un mondo così diverso da quello dell'epoca di san Francesco. "La nostra missione - afferma padre Carvallo - sempre ispirata al Poverello di Assisi avviene tra gli uomini di oggi, mettendo al centro gli altri e non sè stessi, in un atteggiamento di simpatia per il mondo, cercando di comprendere e rendersi comprensibili ad ogni popolo e ad ogni cultura. Tale impegno assume spesso la forma della partenza per altri paesi, per vivere tra uomini di altre lingue e culture e rendere presente a tutti il dono del Vangelo. L'evangelizzazione assume così una spiritualità attenta anche ai valori della giustizia, della pace, dell'integrità del creato e rende i fratelli francescani ponti di dialogo, di incontro, di riconciliazione con tutti al di là delle fedi, delle religioni e delle convinzioni politiche. Questo ci ha insegnato Francesco, questo noi continueremo a fare in suo nome".