lunedì 12 ottobre 2009

anche mussolini è stato una spia

06/10/2009 di alessio altichieri - corriere della sera
Le cento sterline che Mussolini intascava dalla "perfida Albione"
Scritto da: Alessio Altichieri alle 22:47
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Cento sterline. Cento sterline alla settimana. Per quasi un anno Benito Mussolini, nel 1917, fu stipendiato dai servizi segreti britannici. Sorprendente, forse, per l’uomo che molti anni dopo avrebbe dichiarato guerra alla “perfida Albione”. Ma la politica è spregiudicata, sicché non bisogna meravigliarsi che gl’inglesi, più tardi “stramaledetti” dal fascismo, fossero alleati preziosi in una stagione precedente. Stupisce piuttosto, e qui sta la novità, l’esiguità della somma: cento sterline, il prezzo con cui l’intelligence britannica si comprò la fedeltà di Mussolini, non erano molti soldi nemmeno a quel tempo. “In genere, rivalutiamo per sessanta: perciò, possiamo stimare quella sovvenzione in seimila sterline d’oggi”, dice Peter Martland, professore di storia moderna all’Università di Cambridge. Neppure 5.500 euro al cambio odierno, quindi, per fare una politica, certo congeniale a Mussolini, che era vitale per la Gran Bretagna in guerra contro gl’Imperi Centrali. “Fu un vero affare, perché ormai il conflitto sembrava perso”, osserva Martland. Possibile che con quelle cento sterline si sia cambiato il corso della storia europea? “Comunque, se avesse vinto la Germania, non saremmo qui a parlarne”, commenta lo storico.Vediamo. Nell’autunno del 1917 le sorti della Grande Guerra sono appese a un filo. La Russia rivoluzionaria ha sospeso i combattimenti contro la Germania, l’Italia ha subito la rotta di Caporetto. La situazione è disperata. Se anche l’Italia dovesse abbandonare il conflitto, solo Francia e Gran Bretagna resterebbero a opporsi a Germania e Austria. Londra deve fare di tutto per garantire che l’Italia non receda dall’alleanza: “C’era il timore che il governo italiano dopo Caporetto dovesse fronteggiare rivolte, ondate pacifiste”, riassume Martland. Ma i britannici avevano a Roma un uomo di prim’ordine, il tenente colonnello Samuel Hoare, dell’intelligence militare, il quale aveva organizzato una rete di un centinaio di agenti che agivano per la Gran Bretagna. Riferiscono sul morale della nazione, sulla condizione delle banche, sul contrabbando di oro e valuta verso la Svizzera che, come sempre nella storia italiana, aumenta nei momenti di grave crisi. Qualcuno consiglia a Hoare di avvicinare il giornalista Benito Mussolini che, cacciato dall’”Avanti!” e dal partito socialista per la sua linea interventista, sostiene ora la politica con un nuovo giornale, “Il Popolo d’Italia”. Hoare acconsente e, conosciuto Mussolini, fa di più: propone una sovvenzione per la testata.Il suo capo a Londra, Sir George Macdonagh, tentenna. “Hoare lo convince, dicendo che, se la sovvenzione è negata, è pronto a pagare di tasca propria”, spiega Martland. E si fa l’accordo: cento sterline alla settimana. Ricorderà molti anni più tardi, nel 1954, Hoare, ormai divenuto Lord Templewood, nelle sue memorie: “’Lasci fare a me’, fu la risposta che Mussolini mandò attraverso il mio intermediario: ‘Mobiliterò i mutilati di Milano, che spaccheranno la testa a ogni pacifista che tentasse di tenere una manifestazione di strada contro la guerra’. E fu di parola, i fasci neutralizzarono davvero i pacifisti milanesi”, concluse Hoare - sorvolando, da signore, sulle cifre. Naturalmente, non è che Mussolini abbia salvato le sorti dell’Italia e della guerra, ma anche il suo interventismo, fino al Piave e al riordinamento dell’esercito italiano sbandato, servì alla causa britannica. “L’investimento rese, anche se non so se Mussolini usasse i soldi per il giornale: viste le sue inclinazioni, ritengo probabile che abbia speso quei soldi per le sue amiche”, dice Martland, che fa due conti: “Era buon prezzo, se si pensa che la guerra all’epoca costava alla Gran Bretagna quattro milioni di sterline al giorno”. La storia è abbastanza nota, molto meno era l’entità del compenso, almeno fino a pochi giorni fa, quando è stata presentato a Londra un volume di mille pagine, la storia del Security Service, cioè il controspionaggio britannico, comunemente chiamato Mi5. Con il titolo“The Defence of the Realm”, che riprende il motto del servizio, “Regnum Defende”, è stata scritta da Christopher Andrew, già autore del celebre “Archivio Mitrokhin” che fece tanto scalpore dieci anni fa, e celebra in modo assolutamente originale (non era mai successo che un servizio segreto di tale importanza pubblicasse la propria “storia autorizzata”) il primo secolo di vita del Mi5, che nel 1917 includeva anche le operazioni all’estero, e naturalmente l’intelligence militare. Andrew, per svolgere il compito immane di consultare 400 mila files, s’è avvalso dell’aiuto di Martland, che proprio a Cambridge aveva a disposizione l’archivio Templewood, un altro forziere di documenti. E lì, spulciando le carte, Martland ha trovato la cifra del compenso britannico a Mussolini, le cento sterline. “Non credo che il dettaglio sia mai stato pubblicato: l’archivio Templewood è disponibile a chiunque, ma bisognava metterci il naso”.Pur di battere la Germania, andava bene anche l’aiuto di un Mussolini: d’altronde, perfino Winston Churchill disse che, pur di trovare alleati contro Hitler, sarebbe stato pronto ad andare all’inferno ad accordarsi con il diavolo. Oggi, con sano patriottismo, sia Andrew che Martland sottolineano l’opera meritoria per la difesa del regno svolta in cent’anni dal Security Service – e dai suoi agenti. “Hoare a Roma aveva antenne sensibili: fu il primo a capire, già allora, che il capo della corrente filo-tedesca in Vaticano era il futuro papa, l’arcivescovo Eugenio Pacelli, nunzio a Monaco di Baviera”. E lo stesso Hoare, per coincidenza, avrà ancora un rapporto privilegiato con Mussolini vent’anni dopo, quando sarà diventato Foreign Secretary, cioè ministro degli Esteri, e dovrà confrontarsi con quello che era ormai il Duce del fascismo, lanciato nell’avventura coloniale. Con il suo omologo francese, Pierre Laval, Hoare firmerà un patto per consentire all’Italia di sottomettere l’Abissinia e lasciare all’Etiopia lo sbocco al mare che il “Times”ridicolizzerà come “un corridoio per i cammelli”. Era l’inizio della politica dell’”appeasement” verso il nazifascismo che, fino alla seconda guerra mondiale, illuderà il governo Chamberlain. Ma questa è un’altra storia.(“The Defence of the Realm: The Autorized History of MI5”, di Christopher Andrew, è pubblicato da Allen Lane, 1032 pagine, 30 sterline. Nelle foto, dall’alto: Benito Mussolini davanti a una statua che lo ritrae; i bersaglieri nella battaglia di Caporetto, secondo una "Domenica del Corriere" del novembre 1917; Thames House, la sede del Mi5 a Londra; il logo del Security Service; "Profilo continuo - Testa di Benito Mussolini", di Renato Giuseppe Bertelli, terracotta smaltata, 1933; gli agenti del Mi5 sono protagonisti di una serie di successo della Bbc, "Spooks").

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