Sono 53 anni che sto in carrozzina, non ho mai camminato, vivo da solo in una casa automatica, anche questo blog lo scrivo con l'aiuto del mio computer che riconosce la mia voce. Per molti, compresi i miei genitori sarebbe stato meglio che io non fossi nato, perché una vita disabile per loro e per molti non è vita. Ma non è cosi perché fin dal concepimento è stato voluto da un disegno più grande che è quello di Dio Padre e spesso noi uomini ci arroghiamo il diritto di stabilire cosa è vita e se è degna di essere vissuta e curata altrimenti è meglio morire. Per fortuna che quando sono nato, sono nato normalmente, solo dopo nove mesi ho avuto la meningite che mi ha lasciato questa paresi impedendomi per sempre di camminare. Ma questo, non mi ha impedito di essere felice, di amare, di essere amato. Quando sento parlare e giustificare l'eutanasia perché la vita è arrivata a un punto che è meglio farla finita, quasi che noi siamo su questa terra solo per goderci la vita, avere una vita brillante,un sacco di donne, insomma una vita di successo, e quando questo non è più possibile, meglio passare la mano, cioè meglio morire. Questa è la banalità del male che ha avuto dei suoi emuli: HITLER con la soluzione finale, dove assieme al popolo ebraico, agli zingari, agli omosessuali, furono sterminate persone disabili perché non rientrava nell'uomo nuovo sognato da quel dittatore. L'uomo ha tentato in tutti i modi di eliminare il dolore e la cosa tragica facendo del male. Il dolore non lo si potrà mai eliminare, ma curare sì. Dio, incarnandosi, ha scelto la croce, ha scelto il dolore quel dolore che si pone delle domande inquietanti del tipo che cosa ho fatto mai mio Dio per avere tutto questo, domanda che mi sono fatto anch'io, ma che non ho avuto risposta e non quella che sulla strada del dolore si è incamminato prima di me Dio mio Padre. La risposta può sembrare insufficiente, ma non lo è, perché Dio ha preso su di sé il dolore dell'uomo di ogni tempo per trasformarlo in strumento di salvezza e perdono...
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