venerdì 11 luglio 2008

eluana deve vivivere!!

EditorialeEluana è una persona che vivesenza dipendere dalle macchine

Non si agisca in base ad approcci emotivi e strumentali, ma considerando anzitutto il valore della vita e la dignità della persona


09/07/2008L’amore per i più piccoli e poveri ci porta a guardare con particolare attenzione a coloro che, come Eluana, dipendono in tutto, perfino nel cibo e nell’acqua, dalla cura altrui, sicuri, in tal modo, di attuare concretamente il comando evangelico di “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati”.Davanti alla condizione di Eluana (la cui famiglia abita a Lecco, nella Diocesi di Milano) che l’Arcivescovo ha già avuto modo di visitare, è possibile proporre, con rispetto, alcune immediate considerazioni. Non entriamo nel merito dei sentimenti altrui, né esprimiamo giudizi sulle persone, che spettano ultimamente a Dio. Eluana è una persona viva; non dipende da nessuna macchina, né riceve cure straordinarie. Ha soltanto necessità di alcuni aiuti per alimentarsi ed essere accudita. Ne danno testimonianza silenziosa e amorevole, da ormai quattordici anni, le Suore Misericordine e il personale sanitario della Clinica “Talamoni” di Lecco. Eluana, quindi, non va guardata come un “caso clinico” su cui discutere, né tanto meno va strumentalizzata per finalità del tutto estranee alla sua vicenda umana. La situazione di Eluana, che richiede di essere rispettata nella sua singolarità, suscita, tra gli altri, due ordini di interrogativi. Il primo, di carattere etico, richiede di tenere in considerazione anzitutto la fondamentale distinzione tra l’accanimento terapeutico, chiaramente non presente in questa circostanza, e il dovere di alimentazione. Eluana, come ognuno di noi, ha bisogno di acqua, cibo e cura della persona. L’altro interrogativo, di carattere giuridico, non presenta per ora elementi sufficienti per essere adeguatamente valutato. Ci auguriamo che si reagisca non in base ad approcci emotivi e strumentali, ma considerando in modo pacato e ponderato i molteplici elementi in gioco, anzitutto la vita e la dignità della persona

mercoledì 9 luglio 2008

UN POVERO CRISTO

Da quando Gesù Cristo si è fatto uomo, morto e risorto, alcuni uomini non gli hanno dato tregua. Per il potere l'hanno tirata sempre in ballo, mi riferisco alla lotta per le investiture tra papato ed impero, alle crociate, all'inquisizione, senza contare le varie divisioni all'interno della chiesa: da Martin Lutero con la riforma protestante, alla divisione della Chiesa d'Inghilterra per beghe matrimoniali, alla rivoluzione francese, comunista russa e cinese per arrivare ai giorni nostri dove uno stato vuole dichiararsi laico mentendo fuori dai propri uffici un uomo raffigurato in croce. Mi riferisco alla Spagna e dal suo primo ministro che ha in seno questo progetto. Insomma un uomo morto per amore 2000 anni fa ancora paura. Questo uomo non ha mai voluto imporre la sua dottrina, il suo modo di vedere lo ha solo additato a tutti noi il suo modo di vedere. Tutto il suo programma si riassume: ama il prossimo tuo come te stesso e questo programma è ancora valido oggi, certo è un programma difficile da attuare, visto come siamo egoisti, lui ci dice che il nostro cuore è sempre proteso a possedere il mondo piuttosto che possedere l'amore. Per cui vogliamo creare per non avere ulteriori fastidi uno stato laico così tutti potranno godersi la vita questa breve fuggevole vita senza essere disturbati. Ma agendo così ci si accontenta di poco anzi direi di niente. La cosa grottesca è che viviamo in un mondo creato da Lui per noi e noi cacciamo il creatore fuori dal nostro uscio creandoci una società dove per renderla perfetta si introduce, l'aborto per i bambini che sono un peso economico, oppure affetti da patologie, l'eutanasia perché quando non si sta più bene è meglio decidere noi e non il creatore quando morire perché la storia della sacralità della vita è solo una barzelletta buona per i creduloni. Insomma, quest'uomo in croce è sempre messo all'indice come un povero Cristo...

lunedì 7 luglio 2008

GRAZIE DIO, PERCHE'...

Grazie Dio perché mi hai fatto scoprire la Tua paternità, e come scrive San Paolo lo spirito grida Abbà Padre...
Grazie Papà, perché ti sei fatto carne, ti sei fatto debole, perché non avessimo paura della nostra debolezza,
Grazie Papà, perché a tutti fai un dono quando nasciamo, a me, hai donato questa disabilità...
Grazie Papà, perché con questa disabilità, mi hai tolto la tentazione di essere autosufficiente, di farmi da solo,
Grazie Papà, perché spesso chi mi incontra pensa o mormora che sono sfortunato e che la mia situazione fisica è una grossa disgrazia, ma Tu perdonali perché sono come ciechi che non sanno vedere un dono prezioso: la sofferenza. Quella sofferenza che tu poi hai preso su di te per salvare tutti noi.
Grazie Papà, perché di fronte al cieco nato hai detto che né lui né i suoi genitori avevano colpa per la sua cecità, ma il tutto era dovuto per la gloria di Dio e così la disabilità da quel giorno non è stata più maledizione, perché tu hai fatto nuove tutte le cose,
Grazie Papà, perché continui anche in questa mia apparente solitudine ad essermi vicino; anche nelle nuove prove che dovrò affrontare, nei nuovi interventi chirurgici in programma nei prossimi mesi...
Grazie Papà, perché mi hai fatto come un prodigio e sei stato con me nei momenti bui. Sicuramente come dice una poesia alla fine della mia vita vedrò in uno schermo tutta la mia esistenza contrassegnata da quattro orme nei momenti ordinari e due orme nei momenti difficili perché oso pensare che tu mi hai portato in braccio...
Grazie Papà, perché hai esaudito quelle preghiere che non ho mai fatto che quelle che ho sempre fatto, cioè avere delle gambe buone ed una vita di successo. Niente di tutto questo mi è stato concesso. Tu mi hai fatto capire col tempo che per essere felici non sono necessarie le gambe buone, non è necessario vivere una vita alla grande, quello che è necessario essere come bambini dipendenti in tutto dal Padre...