giovedì 26 marzo 2009

QUANDO LA VITA VALE 30 DENARI

C’ERA UNA VOLTA, UN ITALIA POVERA FATTA DI FAMIGLIE NUMEROSE. DOVE IN TAVOLA C’ERANO CINQUE PERSONE A MANGIARE C’ERA POSTO ANCHE PER IL SESTO. EVIDENTEMENTE SI FIDAVANO DELLA PROVVIDENZA. SI RACCONTA CHE QUANDO NACQUE PAPA GIOVANNI XXIII AL SECOLO ANGELO RONCALLI IL SUO PAPA’ VOLEVA BUTTARLO VIA PERCHE’ ERANO GIA TROPPI IN FAMIGLIA, MA SUO ZIO ZAVERIO PER FORTUNA LO FERMO’…. QUEL BAMBINO DI TROPPO, IN SEGUITO, DIVENNE PAPA. MENTRE OGGI L A VITA NASCENTE VIENE VALUTATA IN BASE ALLA SALUTE DEL BAMBINO DALLE CONIZIONI ECONOMICHE COME DESCRIVE QUESTO ARTICOLO DI AVVENIRE, LA PROVVIDENZA PUO’ ASPETTARE

Crisi, uno spettro chiamato aborto
Crisi economica, perdita di la­voro, caduta di fiducia nel fu­turo. E se nel frattempo, una famiglia si trova ad affrontare una gra­vidanza, crescono le paure. Si riper­cuote anche nella difesa della vita na­scente il momento di difficoltà eco­nomica che il nostro Paese sta viven­do in conseguenza della crisi econo­mico- finanziaria mondiale. Lo ha de­nunciato alcuni giorni fa il direttore della Clinica Mangiagalli di Milano, Basilio Tiso, segnalando un aumento di richieste di aborto per motivi eco­nomici. Lo confermano coloro che hanno la presenza più capillare sul territorio per aiutare a evitare gli aborti, vale a dire i Centri di aiuto alla vita (Cav). «Siamo alle prese con la raccolta dati per il nostro rapporto an­nuale – spiega Ubal­do Camilotti, che cu­ra il lavoro con Luigino Corvetti e Giorgio Medici – ma è senz’altro con­fermata la tendenza degli scorsi anni: i problemi economici incidono sem­pre di più nelle cause per cui una don­na si rivolge ai Cav. Sono sempre sta­ti la prima motivazione, ma se nel 1990 erano il 23 per cento le donne che adducevano il motivo economi­co quale difficoltà alla gravidanza, questa quota nel 2007 è arrivata al 44 per cento». Con una ulteriore preci­sazione: c’è un altro 12 per cento che lamenta la disoccupazione, e un al­tro 10 per cento che parla di alloggio insufficiente o mancante. Quindi an­cora cause legate alle risorse econo­miche: sommando le tre motivazione si raggiunge il 66 per cento, i due ter­zi del totale. «Non abbiamo ancora i dati definitivi – continua Camilotti – ma la sensazione è che la percentua­le nel 2008 sia cresciuta». Dati confermati da Erika Vitale, coor­dinatrice del Progetto Gemma, al «Re­dattore Sociale»: «Nelle ultime setti­mane sono nettamente in aumento le richieste che ci provengono da don­ne italiane». Al Nord soprattutto (ma anche a Roma), dove le straniere era­no il 70%, il rapporto si è riequilibra­to. La chiusura di fabbriche e aziende crea disoccupazione, e quindi diffi­coltà ai bilanci familiari: a questo pun­to «una gravidanza spaventa moltis­simo ». Infatti casalinghe (37%) e di­soccupate (31%) sono le principali condizioni lavorative delle donne che si rivolgono ai Cav. Conferme che vengono anche dai Cav sul territorio. A Fonte Nuova (Roma) opera il Cav Tor Lupara: «Si sente mol­to il contraccolpo delle difficoltà eco­nomiche – spiega la presidente Maria Luisa Di Ubaldo – e se un tempo era­no principalmente straniere le donne che si rivolgevano a noi con questa motivazione, ora anche nella popo­lazione italiana si fa sentire il bisogno economico». Si tratta di una tenden­za in crescita negli ultimi mesi, tanto che ormai le richieste di aiuto sono metà e metà tra stranieri e italiani: «Le spese gravano spaventano e gravano molto sulla scelta di non avere un fi­glio. La gente non si sente in grado di acquistare omogeneizzati, carne, ve­stiario per i neonati». E se le richieste di aiuto alimentare vengono inviate al banco Caritas, ci sono altre storie emblematiche: «Pochi giorni fa a una signora che lamentava di non poter acquistare il latte per il bambino, ab­biamo suggerito di farsi spiegare dal pediatra come passare gradualmen­te al latte vaccino, visto che il piccolo aveva già otto mesi.Ma lei ci ha ri­sposto che era già passata al latte vac­cino, ma le pesava acquistare anche quello». Il latte artificiale è un grosso proble­ma anche a Fasano (Brindisi), dove il locale Cav (il primo nato in Puglia) è presieduto da Cenzina Ricco: «È cam­biata la tipologia della richiesta di aiu­to. Se un tempo ci chiedevano un aiu­to per trovare lavoro, oggi spesso do­mandano di essere sostenute per ac­quistare il latte artificiale o i pannoli­ni. non tutte le donne riescono ad al­lattare e il latte costa anche 37 euro a confezione. Noi abbiamo un contat­to diretto con il reparto di Pediatria dell’ospedale di Fasano, ma le offerte si sono ridotte e questa voce pesa mol­to ». È la preoccupazione economica è la prima causa di richiesta di aiuto: «È importante poter offrire una pro­spettiva di sostegno economico. In questo senso il “Progetto Gemma” è stata un’àncora di salvezza per evita­re aborti: sapesse quante persone piangono davanti a noi quando ero­ghiamo l’ultima rata!». Nel comples­so «attualmente il motivo economico spinge almeno il 40% delle donne che si ri­volgono a noi. E di solito quando si offre una soluzione eco­nomica, il figlio non è più un problema. Ho presente un caso serio, di pochi giorni fa: una mamma alla quarta gra­vidanza, preoccupata per la casa pic­cola e il mutuo ancora da pagare: vo­leva il figlio ma era disperata». Si sale nella Penisola, ma la crisi non cambia, anche se presenta aspetti di­versi. Al Cav di Monfalcone, presie­duto da Chiara Bressan, le richieste più problematiche vengono dalle straniere. «Tra le italiane incerte se te­nere il bambino, le difficoltà econo­miche si pareggiano con quelle di al­tro tipo, per esempio un rifiuto del partner». Ma la crisi economica pesa in maniera diversa tra gli stranieri: «Da noi c’è una forte presenza di benga­lesi, in massima parte musulmani molto osservanti. Fino a poco tempo fa, non prendevano neanche in con­siderazione l’ipotesi di abortire. In quest’ultimo anno, invece, risentono delle difficoltà economiche e ci pen­sano: soprattutto quando sanno che il nascituro è una femmina. Se maga­ri è la seconda, la terza o la quarta, il padre è spaventato: per loro non è de­coroso non poter offrire loro una do­te adeguata».
131.018 LE INTERRUZIONI DI GRAVIDANZA NEL 2006 127.038 NEL 2007 9,4 X 1.000 DONNE DAI 15 AI 49 ANNI: IL TASSO DI ABORTIVITÀ NEL 2006 9,1 X 1.000 NEL 2007 (DATI UFFICIALI MINISTERO DELLA SALUTE 21 APRILE 2008)
Enrico Negrotti

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