giovedì 29 maggio 2008
cristiani e musulmani ed il dialogo possibile
noi cristiani non dobbiamo aver paura di dialogare con i musulmani, perchè se abbiamo paura vuol dire che dubitiamo della nostra fede, perchè il dialogo continuo mantiene in vita la pace. il non dialogo e la supremazia porta inevitabilmente alla violenza. Ed una religione che si impone sull'altra con la violenza mostra tutta la sua debolezza,mentre quella che è capace di dialogare vuol dire che riesce a comunicare e che le ragioni che la fanno esistere ed andare avanti sono solide. D'altronde come ha detto Gesù noi cristiani dobbiamo non vergognarsi di esserlo ed essere luce del mondo e sale della terra
martedì 27 maggio 2008
LA FANTASIA DI DIO E LA POVERTA' DELL'UOMO
La fantasia di Dio, è grande. Se penso a come ha costruito l'universo e la terra, mi accorgo che è una cosa stupenda. Infatti i tramonti fantastici che ho visto, le montagne innevate con tutti i paesaggi che le circondava, i fiumi, i laghi, il mare soprattutto al tramonto. Senza dimenticare poi i vari continenti, abitati da gente multicolore e di culture diverse volute e create da Dio, che hanno fatto la civiltà dell'umanità, tutto questo è frutto della grande fantasia di Dio nostro Padre. Nonostante tutto questo, Dio nella sua immensa sapienza non si è accontentato di quello che aveva fatto fino ad ora per i suoi figli e così, ha deciso di incarnarsi, da potente che era, ha rinunciato ed ha voluto la debolezza dell'uomo, la sua paura, il suo dolore, tranne che i suoi peccati, decidendo che questi ultimi dovevano essere condonati tramite la Sua morte in croce. Ma prima di questo sacrificio, Gesù, delineò con la sua predicazione, un altro mondo possibile. Un mondo dove la misericordia e il perdono, sia la regola di vita; un mondo, dove gli ultimi non siano più tali perchè per Dio nessuno è ultimo. Tanto è vero che di fronte al cieco nato alla domanda che colpa aveva commesso lui ho i suoi genitori per essere in quelle condizioni, Gesù rispose smentendo così la credenza del tempo, che non era colpa di nessuno se era in quelle condizioni, ma era per la gloria di Dio. Per la prima volta lo stato di disabilità è assurto a gloria di Dio. Non solo, per Gesù conta non quanti palazzi o ricchezze abbiamo posseduto, ma se abbiamo amato, amato il carcerato andandolo a trovare, se abbiamo amato e curato l'ammalato, se abbiamo accolto l'emigrato nella nostra terra, se abbiamo sfamato gli affamati, se abbiamo amato i nostri nemici, se abbiamo pregato per loro. Quello che è fantastico e che Gesù, ha dichiarato beati, nel discorso della montagna, tutte quelle persone che il mondo di ieri e di oggi, ritiene di non prendere in considerazione perché non è funzionale al loro disegno miope che hanno del mondo in cui vivono e di cui si sentono illusoriamente i padroni. Questo perché, il discorso della montagna di Gesù esalta i perdenti, i deboli che il mondo sente come un peso... destinati irrimediabilmente ad essere sconfitti, ma incredibilmente questa sconfitta è la loro beatitudine come potete leggere nel testo seguente:
3 "Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
La maggioranza degli uomini, ha fatto finta di niente, ha perseguitato suoi simili, e qui mi riferisco agli indiani e gli indios per i tesori che la loro terra possedeva rinchiudendoli in riserve, ha reso schiavi molta gente dell'africa, riducendole a cosa da comprare o da rivendere a proprio piacimento e per farlo terminare questo stato di cose, hanno dovuto fare anche una guerra purtroppo. Mi riferisco alla guerra di secessione scoppiata negli Stati Uniti sotto la presidenza di Abramo Lincoln. Inoltre, la povertà dell'uomo, man mano che avanzava nel progresso oltre a rendere più agevole la propria esistenza, ha cominciato inquinare facendo morire molti animali a seguito di questo inquinamento e che si prosegue di questo passo il creato è destinato a spegnersi. Ma per fortuna non è l'ultima parola quella dell'uomo, ma di Dio nostro Padre.
3 "Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
La maggioranza degli uomini, ha fatto finta di niente, ha perseguitato suoi simili, e qui mi riferisco agli indiani e gli indios per i tesori che la loro terra possedeva rinchiudendoli in riserve, ha reso schiavi molta gente dell'africa, riducendole a cosa da comprare o da rivendere a proprio piacimento e per farlo terminare questo stato di cose, hanno dovuto fare anche una guerra purtroppo. Mi riferisco alla guerra di secessione scoppiata negli Stati Uniti sotto la presidenza di Abramo Lincoln. Inoltre, la povertà dell'uomo, man mano che avanzava nel progresso oltre a rendere più agevole la propria esistenza, ha cominciato inquinare facendo morire molti animali a seguito di questo inquinamento e che si prosegue di questo passo il creato è destinato a spegnersi. Ma per fortuna non è l'ultima parola quella dell'uomo, ma di Dio nostro Padre.
martedì 20 maggio 2008
L'AMORE VINCE LA PAURA
l Non bisogna aver paura ad accogliere uno straniero,certo c'è chi delinque, ma non per questo tutti gli immigrati son deliquenti. non dobbiamo dimenticare che per la miseria noi italiani siamo emigrati in tutto il mondo, ed in mezzo a questa massa di gente c'erano dei delinquenti che hanno portato la mafia lì dove sono emigrati, ma non per questo il resto delle persone era mafiosa.Gli italiani prima di essere accettati sono stati perseguitati perchè diversi. Non bisogna aver paura della diversità perchè essa è una ricchezza, che monotonia sarebbe la vita, se non ci fosse più niente da scoprire e fossimo tutti uguali con un unico colore della pelle! Che tristezza mi ha fatto vedere dei campi rom bruciati...che tristezza mi ha fatto sentire le grida di gioia quando questa gente se ne è andata, in quel momento la paura ha vinto sulla ragione e quello che mi faceva più pena era che chi gioiva era povera gente come i rom che scacciavano. Molti di noi poi si definiscono cristiani, ma questo non è un atteggiamento cristiano, perchè per il cristiano l'accoglienza del diverso è un valore, il rifiuto,è un occasione persa. Daltronde Gesù ha detto nel vangelo:" ero forestiero e mi avete accolto." Accogliere non vuol dire permettere la violenza, il sopruso,ma nemmeno farci vincere dalla paura del diverso, perchè bisogna sempre ricordare che un amore responsabile ed in telligente vince sempre sulla paura!
martedì 13 maggio 2008
PISTORIUS E NATALIE QUANDO LHANDICAP NON E' UN HANDICAP
Alle volte l'handicap umano per chi ce l'ha non è un problema. Questo è il caso di PISTORIUS E NATALIE DU TOIT due atleti sudafricani che nonostante il proprio handicap vogliono gareggiare con i cosiddetti atleti normali alle Olimpiadi di Pechino. Pistorius è un giovane atleta che ha avuto amputate le sue due gambe all'età di due anni e da allora cammina con due protesi, ma la cosa curiosa è che camminare con le protesi diventa un ostacolo per partecipare alle Olimpiadi perché esse procurano un indubbio vantaggio a questo atleta nei confronti degli atleti normodotati. Insomma se per lui il suo handicap non è un problema, per gli altri atleti normodotati lo è, perché non si può permettere che una persona disabile sia vincente su atleti normodotati ribaltando il clichet che vede sempre i disabili dei perdenti, ma non è così come dimostra questo caso ed altri casi come quello dell'atleta sudafricana NATALIE DU TOIT amputata a una gamba e che si è qualificata recentemente per i giochi olimpici di Pechino chi volesse vedere il suo sito Internet:http://www.nataliedutoit.com/ , in questo caso nessuno ha detto niente, perché per lei per nuotare non usa nessuna protesi, cioè nuota con una gamba sola, mentre gli altri con due, ma siccome in questo caso in svantaggio è la persona disabile d'altronde il termine handicap è usato nel mondo dell'ippica per indicare quei cavalli che vengono tenuti fermi perché sempre vincenti e per dar modo di poter far vincere anche gli altri cavalli. Ecco come si presenta NATALIE "mi scuso per la presentazione fatta in lingua inglese": It's important to swim your own race and not some-one else's, and that is exactly what this remarkable South African swimmer has been doing. Having competed at the Kuala Lumpur Games in 1998 as an able bodied athlete at the age of 14, she lost her leg in a motorcycle accident in 2001. Despite this setback, she was determined to compete at the Manchester Games both as an able bodied and disabled competitor just to prove it could be done. She achieved her goal, swimming into a creditable eighth place in the able bodied 800m Freestyle, and winning gold in the 50 and 100m Elite Athletes with a Disability (EAD) events. Since then, Natalie has become one of the most successful disabled athletes of all times and an inspiration to many.
Natalie has two major dreams at this stage:
To be able to run, &
To make it to the 2008 Beijing Olympics (Congratulations, Natalie. You have made it - read recent articles)
Her third dream; to visit the Kruger National Park, materialised last month when she had a wonderful week end at the Grand Kruger Lodge.
Ecco la descrizione che la gazzetta dello sport fa di PISTORIUS:
Al 21enne sudafricano mancano le gambe, ma con le sue protesi va veloce quanto i campioni. Al Golden Gala di Roma correrà i 400 metri sognando i Mondiali di Osaka
Oscar Pistorius è nato a Pretoria il 22-11-1986. Ap
ROMA, 11 luglio 2007 - Se chiudi gli occhi, magari ti sembra di udire un sibilo. Quello delle lame che, quando corre, porta al posto dei piedi, amputati quando aveva 11 mesi perché era nato senza entrambi i peroni. E pensi a una macchina più che a un atleta. Se li apri, ti accorgi che sul volto c’è la sofferenza e il sudore di chi, in quella corsa, sta mettendo qualcosa di più di due pezzi di carbonio. E scopri che lì c’è un uomo, solo un uomo: Oscar Pistorius, 21 anni, nato in Sud Africa, campione olimpico e mondiale di categoria, una vita ad abbattere barriere. Gioca a pallanuoto e rugby, si infortuna al ginocchio, passa all’atletica. Le prime lame che sostituiscono i piedi le costruisce lui stesso, ricavandole dalle pale degli elicotteri. Poi passa a quelle di carbonio. Vince e ottiene tempi che lo portano a sfidare i normodotati, è secondo sui 400 ai campionati nazionali sudafricani, non paralimpici. La sua federazione vorrebbe iscriverlo alla 4x400 ai Mondiali di Osaka, ma aspetta il sì della Iaaf. Oscar, intanto, arriva a Roma per il Golden Gala, anche in questo caso per una gara "normale". E rivela subito un’affinità sorprendente con l’Italia: sa "parlare" con le mani, eredità del nonno di sua madre. "Era italiano - dice Pistorius -, emigrato in Kenya".
Oltre al linguaggio delle mani, cosa conosceva dell’Italia? "Le automobili. Mi piacciono tantissimo a cominciare da Ferrari e Maserati. E le moto: Ducati, Benelli. E poi, sono un grandissimo tifoso di Valentino Rossi".
Calcio e donne? "Tifo per la Lazio. Il mio miglior amico è un italiano, che lavora in Sud Africa. È tifoso della Lazio e per simpatia anch’io. So che le donne italiane sono bellissime. Di quelle famose, mi piace tanto Monica Bellucci. Comunque, adesso potrò vederle di persona".
Al Golden Gala, potrebbe anche trovare il minimo B per i Mondiali di Osaka. Ha 46"34 sui 400, deve scendere a 45"95. "Credo di potercela fare. Ma non voglio fermarmi lì. Il mio obiettivo più grande è l’Olimpiade. Perciò, devo limare il mio tempo di un altro secondo e mezzo, stare sotto i 45". Perché ci voglio andare e magari non fermarmi al primo turno".
Un miglioramento che può costruire in curva. "Lì devo prima pensare a mettere bene la lama a terra, piatta, poi a inclinare il corpo, altrimenti cado. E devo farlo a ogni passo, cercando di mantenere un’azione fluida".
Uno sforzo che è niente in confronto alle prime sfide affrontate da ragazzino. Una volta, due bulletti lo buttarono a terra, sotto gli occhi del padre, che decise di non intervenire perché si rendeva conto che non poteva essere sempre vicino al figlio per difenderlo. A casa gli fece trovare un punching-ball. "L’episodio non lo ricordo, ma il punching-ball sì, e ciò che significava. Fu una grande lezione: seppi che dovevo contare solo sulle mie forze".
Erano gli altri a contare su lui, come suo fratello Carl, che aveva paura di lanciarsi in discesa con un’auto a pedali. Oscar andava con lui e metteva la protesi fra asfalto e ruota come freno. "E il bello è che non si rompeva. A Carl dissi che ogni cosa è possibile, basta volerlo, a costo di frenare in quel modo".
Si rende conto che la sua presenza può essere interpretata solo come uno spettacolo da circo? "Lo so, ma non ci penso. Se mi preoccupassi di cosa pensa la gente, non potrei fare quello che mi piace".
Cambia qualcosa, nel rapporto col pubblico, da quando è ai blocchi di partenza fino al momento in cui finisce la gara? "All’inizio, capisco che ci possa anche essere curiosità, ma basta un giro di pista per far cambiare il modo di pensare degli spettatori. Alla fine, l’ho sentito tutte le volte che ho corso, vedono solo l’atleta".
Qualcuno, però, l’ha definito "uomo bionico". "Sono un uomo".
Gennaro Bozzacomunque vada a finire per me loro hanno già vinto e come dice un vecchio adagio: "comunque vada è già un successo"
Natalie has two major dreams at this stage:
To be able to run, &
To make it to the 2008 Beijing Olympics (Congratulations, Natalie. You have made it - read recent articles)
Her third dream; to visit the Kruger National Park, materialised last month when she had a wonderful week end at the Grand Kruger Lodge.
Ecco la descrizione che la gazzetta dello sport fa di PISTORIUS:
Al 21enne sudafricano mancano le gambe, ma con le sue protesi va veloce quanto i campioni. Al Golden Gala di Roma correrà i 400 metri sognando i Mondiali di Osaka
Oscar Pistorius è nato a Pretoria il 22-11-1986. Ap
ROMA, 11 luglio 2007 - Se chiudi gli occhi, magari ti sembra di udire un sibilo. Quello delle lame che, quando corre, porta al posto dei piedi, amputati quando aveva 11 mesi perché era nato senza entrambi i peroni. E pensi a una macchina più che a un atleta. Se li apri, ti accorgi che sul volto c’è la sofferenza e il sudore di chi, in quella corsa, sta mettendo qualcosa di più di due pezzi di carbonio. E scopri che lì c’è un uomo, solo un uomo: Oscar Pistorius, 21 anni, nato in Sud Africa, campione olimpico e mondiale di categoria, una vita ad abbattere barriere. Gioca a pallanuoto e rugby, si infortuna al ginocchio, passa all’atletica. Le prime lame che sostituiscono i piedi le costruisce lui stesso, ricavandole dalle pale degli elicotteri. Poi passa a quelle di carbonio. Vince e ottiene tempi che lo portano a sfidare i normodotati, è secondo sui 400 ai campionati nazionali sudafricani, non paralimpici. La sua federazione vorrebbe iscriverlo alla 4x400 ai Mondiali di Osaka, ma aspetta il sì della Iaaf. Oscar, intanto, arriva a Roma per il Golden Gala, anche in questo caso per una gara "normale". E rivela subito un’affinità sorprendente con l’Italia: sa "parlare" con le mani, eredità del nonno di sua madre. "Era italiano - dice Pistorius -, emigrato in Kenya".
Oltre al linguaggio delle mani, cosa conosceva dell’Italia? "Le automobili. Mi piacciono tantissimo a cominciare da Ferrari e Maserati. E le moto: Ducati, Benelli. E poi, sono un grandissimo tifoso di Valentino Rossi".
Calcio e donne? "Tifo per la Lazio. Il mio miglior amico è un italiano, che lavora in Sud Africa. È tifoso della Lazio e per simpatia anch’io. So che le donne italiane sono bellissime. Di quelle famose, mi piace tanto Monica Bellucci. Comunque, adesso potrò vederle di persona".
Al Golden Gala, potrebbe anche trovare il minimo B per i Mondiali di Osaka. Ha 46"34 sui 400, deve scendere a 45"95. "Credo di potercela fare. Ma non voglio fermarmi lì. Il mio obiettivo più grande è l’Olimpiade. Perciò, devo limare il mio tempo di un altro secondo e mezzo, stare sotto i 45". Perché ci voglio andare e magari non fermarmi al primo turno".
Un miglioramento che può costruire in curva. "Lì devo prima pensare a mettere bene la lama a terra, piatta, poi a inclinare il corpo, altrimenti cado. E devo farlo a ogni passo, cercando di mantenere un’azione fluida".
Uno sforzo che è niente in confronto alle prime sfide affrontate da ragazzino. Una volta, due bulletti lo buttarono a terra, sotto gli occhi del padre, che decise di non intervenire perché si rendeva conto che non poteva essere sempre vicino al figlio per difenderlo. A casa gli fece trovare un punching-ball. "L’episodio non lo ricordo, ma il punching-ball sì, e ciò che significava. Fu una grande lezione: seppi che dovevo contare solo sulle mie forze".
Erano gli altri a contare su lui, come suo fratello Carl, che aveva paura di lanciarsi in discesa con un’auto a pedali. Oscar andava con lui e metteva la protesi fra asfalto e ruota come freno. "E il bello è che non si rompeva. A Carl dissi che ogni cosa è possibile, basta volerlo, a costo di frenare in quel modo".
Si rende conto che la sua presenza può essere interpretata solo come uno spettacolo da circo? "Lo so, ma non ci penso. Se mi preoccupassi di cosa pensa la gente, non potrei fare quello che mi piace".
Cambia qualcosa, nel rapporto col pubblico, da quando è ai blocchi di partenza fino al momento in cui finisce la gara? "All’inizio, capisco che ci possa anche essere curiosità, ma basta un giro di pista per far cambiare il modo di pensare degli spettatori. Alla fine, l’ho sentito tutte le volte che ho corso, vedono solo l’atleta".
Qualcuno, però, l’ha definito "uomo bionico". "Sono un uomo".
Gennaro Bozza
lunedì 5 maggio 2008
GIULIO, ALICE E L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE...
Giulio e Alice sono stati i miei genitori. Come tutti genitori, hanno avuto i loro problemi, hanno avuto una vita travagliata: infatti, prima di me, sono nati e morti subito dopo quattro figli. Per ultimo, il quinto figlio, che sarei io, sono nato settimino all'ospedale di Piacenza. Posso immaginare quante speranze, quanti sogni hanno riposto su di me, dopo tutti quei fratellini morti. Ma a nove mesi dalla nascita, mi colpiva, una meningite che mi lasciava come conseguenza una paresi che porto tuttora e che non mi permette di camminare. Questo fatto ha mandato in frantumi i sogni dei miei genitori e spesse volte, ha fatto venire fuori il loro rifiuto nei miei confronti. Tanto è vero che mia madre, nell'ultimo periodo della sua vita, non mi ha mai voluto vedere. Mio padre invece, mi ha detto: " che se all'epoca in cui sono nato io, ci fossero stati i metodi di indagine prenatale che ci sono oggi e se dagli esami sarebbe venuto fuori una malformazione del feto lui avrebbe fatto abortire mia madre". Ma così non è stato, e come gli ho detto l'ho fregato, perché io sono nato sano e solo dopo nove mesi dalla nascita è venuta la meningite che mi ha lasciato una paresi che non mi ha mai permesso di camminare, lasciandomi solo a disposizione una mano che è la sinistra, la voce in cui detto queste riflessioni al mio computer. Qualcuno obietterà, che ho avuto finora un'esistenza sfortunata e che i miei genitori sono stati molto sfortunati, ma io penso che non è così, perché ogni figlio che viene al mondo è un dono di Dio, non importa poi se questo figlio sarà disabile o meno, perché per Dio non fa nessuna differenza tutto per Lui è prezioso, nessuno dei Suoi figli è sfortunato. Io non ce l'ho con i miei genitori, perché la pensano così, perché sono figli del loro tempo e di questo tempo, dove si erige la perfezione del corpo, a valore assoluto. Così si fa anche oggi con l'aborto, dove si abortiscono tutti quegli esseri che non sono dentro in questo valore, oppure che hanno un notevole costo economico. L'aborto è diventato un diritto invece che un omicidio: più di un miliardo di bambini è stata abortita nel mondo, per questi principi che la maggioranza degli uomini ha accettato. Contro questa strage finché posso, urlerò sempre perché chi è nel ventre di una donna, di qualsiasi donna ha diritto di vivere. Non siamo noi i padroni della vita, non siamo noi a stabilire in base a quale felicità una persona ha diritto di vivere. Non siamo noi a stabilire quando è l'ora di morire, la morte deve venire per via naturale e non procurata. Molti si creano o sognano una società fittizia, che alla prova della vita, cade miseramente, perché quando alcune persone diventano disabili dopo una vita magari di successo, pensano a torto, che tutto sia finito perché quella condizione non è vivibile e allora si invoca l'eutanasia come diritto. Quanto sia sbagliato questo modo di pensare è dimostrato da molti fatti: ci sono persone disabili felici che vivono in pienezza la vita: vedi l'atleta Pistorius, il presidente americano Adelano Roosevelt, uno dei due capitani reggenti della Repubblica di San Marino è in carrozzina, il cantante cieco Bocelli, ecc. Ho l'impressione che molte persone alle volte si facciano prendere dall'insostenibile leggerezza dell'essere, piuttosto che aver fiducia in Dio padre e guardare con serenità al proprio avvenire, perché con questa fiducia comunque vada, sarà un successo anche se non hanno i soldi perché c'è sempre la provvidenza di Dio!
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