Natalie has two major dreams at this stage:
To be able to run, &
To make it to the 2008 Beijing Olympics (Congratulations, Natalie. You have made it - read recent articles)
Her third dream; to visit the Kruger National Park, materialised last month when she had a wonderful week end at the Grand Kruger Lodge.
Ecco la descrizione che la gazzetta dello sport fa di PISTORIUS:
Al 21enne sudafricano mancano le gambe, ma con le sue protesi va veloce quanto i campioni. Al Golden Gala di Roma correrà i 400 metri sognando i Mondiali di Osaka
Oscar Pistorius è nato a Pretoria il 22-11-1986. Ap
ROMA, 11 luglio 2007 - Se chiudi gli occhi, magari ti sembra di udire un sibilo. Quello delle lame che, quando corre, porta al posto dei piedi, amputati quando aveva 11 mesi perché era nato senza entrambi i peroni. E pensi a una macchina più che a un atleta. Se li apri, ti accorgi che sul volto c’è la sofferenza e il sudore di chi, in quella corsa, sta mettendo qualcosa di più di due pezzi di carbonio. E scopri che lì c’è un uomo, solo un uomo: Oscar Pistorius, 21 anni, nato in Sud Africa, campione olimpico e mondiale di categoria, una vita ad abbattere barriere. Gioca a pallanuoto e rugby, si infortuna al ginocchio, passa all’atletica. Le prime lame che sostituiscono i piedi le costruisce lui stesso, ricavandole dalle pale degli elicotteri. Poi passa a quelle di carbonio. Vince e ottiene tempi che lo portano a sfidare i normodotati, è secondo sui 400 ai campionati nazionali sudafricani, non paralimpici. La sua federazione vorrebbe iscriverlo alla 4x400 ai Mondiali di Osaka, ma aspetta il sì della Iaaf. Oscar, intanto, arriva a Roma per il Golden Gala, anche in questo caso per una gara "normale". E rivela subito un’affinità sorprendente con l’Italia: sa "parlare" con le mani, eredità del nonno di sua madre. "Era italiano - dice Pistorius -, emigrato in Kenya".
Oltre al linguaggio delle mani, cosa conosceva dell’Italia? "Le automobili. Mi piacciono tantissimo a cominciare da Ferrari e Maserati. E le moto: Ducati, Benelli. E poi, sono un grandissimo tifoso di Valentino Rossi".
Calcio e donne? "Tifo per la Lazio. Il mio miglior amico è un italiano, che lavora in Sud Africa. È tifoso della Lazio e per simpatia anch’io. So che le donne italiane sono bellissime. Di quelle famose, mi piace tanto Monica Bellucci. Comunque, adesso potrò vederle di persona".
Al Golden Gala, potrebbe anche trovare il minimo B per i Mondiali di Osaka. Ha 46"34 sui 400, deve scendere a 45"95. "Credo di potercela fare. Ma non voglio fermarmi lì. Il mio obiettivo più grande è l’Olimpiade. Perciò, devo limare il mio tempo di un altro secondo e mezzo, stare sotto i 45". Perché ci voglio andare e magari non fermarmi al primo turno".
Un miglioramento che può costruire in curva. "Lì devo prima pensare a mettere bene la lama a terra, piatta, poi a inclinare il corpo, altrimenti cado. E devo farlo a ogni passo, cercando di mantenere un’azione fluida".
Uno sforzo che è niente in confronto alle prime sfide affrontate da ragazzino. Una volta, due bulletti lo buttarono a terra, sotto gli occhi del padre, che decise di non intervenire perché si rendeva conto che non poteva essere sempre vicino al figlio per difenderlo. A casa gli fece trovare un punching-ball. "L’episodio non lo ricordo, ma il punching-ball sì, e ciò che significava. Fu una grande lezione: seppi che dovevo contare solo sulle mie forze".
Erano gli altri a contare su lui, come suo fratello Carl, che aveva paura di lanciarsi in discesa con un’auto a pedali. Oscar andava con lui e metteva la protesi fra asfalto e ruota come freno. "E il bello è che non si rompeva. A Carl dissi che ogni cosa è possibile, basta volerlo, a costo di frenare in quel modo".
Si rende conto che la sua presenza può essere interpretata solo come uno spettacolo da circo? "Lo so, ma non ci penso. Se mi preoccupassi di cosa pensa la gente, non potrei fare quello che mi piace".
Cambia qualcosa, nel rapporto col pubblico, da quando è ai blocchi di partenza fino al momento in cui finisce la gara? "All’inizio, capisco che ci possa anche essere curiosità, ma basta un giro di pista per far cambiare il modo di pensare degli spettatori. Alla fine, l’ho sentito tutte le volte che ho corso, vedono solo l’atleta".
Qualcuno, però, l’ha definito "uomo bionico". "Sono un uomo".
Gennaro Bozza
Nessun commento:
Posta un commento